Shine. Le scintillanti opere di Jeff Koons in mostra a Firenze a Palazzo Strozzi

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FIRENZE — Inaugurata il 2 ottobre a Palazzo Strozzi, rimarrà aperta fino al 30 gennaio 2022 la mostra ideata da Arturo Galasino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, e Johachim Pissarro per illustrare i 40 anni di carriera di Jeff Koons.

Opere monumentali, imponenti, dai colori sgargianti e scintillanti, in acciaio, plastica, vinile, acciaio inossidabile. Pezzi iconici distribuiti in otto sale, più il cortile interno del palazzo, per illustrare la carriera di una delle più controverse e discusse figure dell’arte contemporanea a livello globale: Jeff Koons.

Firenze conferma così la sua apertura al dialogo tra tradizione e modernità, arte rinascimentale e contemporanea — anche quella più esuberante e provocatoria —, seguendo il solco segnato dai riscontri di pubblico già ottenuti negli anni passati con eventi analoghi, incentrati su artisti tanto diversi tra loro quanto ugualmente controversi e dirompenti: Jan Fabre, Bill Viola, Urs Fischer, Marina Abramovic, Cai Guo-Qiang e non ultimo Ai Weiwei.

Jeff Koons - Palazzo Storzzi, FIRENZE

Jeff Koons - Palazzo Storzzi, FIRENZE
CORTILE INTERNO DI PALAZZO STROZZI. Jeff Koons — Balloon Monkey (Blue), 2006-2013,  acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente; cm 381 x 596,9 x 320. Collezione privata. © Jeff Koons (Photo Credits ©ElaBialkowska OKNOstudio).

Shine (lucentezza) è il termine proposto dai curatori come chiave di lettura della mostra, filo conduttore della vasta e variopinta produzione del noto artista americano ma anche della selezione di opere presentate, provenienti dalle più importanti collezioni e dai maggiori musei internazionali.

Il termine, suggerito nella sua ambigua valenza di “splendore” e “bagliore”, “essere” e “apparire”, è sicuramente più che pertinente, polissemicamente inclusivo com’è di tutte le sfumature comprese tra ciò che è capace di “irradiare luce” per intrinseca luminosità e ciò che per contro, semplicemente, si fa specchio per “riflettere”, in un momentaneo gioco di rifrazioni, qualcosa di altro da sé.

SALA 8 – Jeff Koons: Venus Dolni Vestocene (Violet), (2013-2017), acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente; Photo Credits: © ElaBialkowska OKNOstudio. IN SECONDO PIANO: Balloon Venus Lespugue (Red) (2013-2019)

Sotto i fari della ribalta mediatica, e gli occhi del pubblico in visita, “brillano” così, nella splendida cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi,  le celebri sculture in metallo lucido che replicano oggetti di lusso come il Baccarat Crystal Set del 1986 (SALA 2) e gli iconici giocattoli gonfiabili come Rabbit (1986) e Balloon Dog (Red) (1994-2000,SALA 3); “sfavillano” le re-interpretazioni di personaggi della cultura pop come Hulk (Tubas) (2004-2018, SALA 5), assieme a quelle di antichi manufatti come Balloon Venus Lespugue (Red) (2013-2019) e Venus Dolni Vestonice (Violet) (2013-2017, SALA 8); “risplendono” infine di luce riflessa le estemporanee re-invenzioni dell’idea di ready-made che fu di DuChamp, realizzate con oggetti di uso comune come One Ball Total Equilibrium Tank (Spalding Dr. JK 241 Series) (1985, SALA 6).

Jeff Koons, Gazing Ball
SALA 6 (FOTO IN ALTO A SINISTRA E SOTTO) – Jeff Koons: Gazing Ball (Rubens Tiger Hunt), 2015 olio su tela, vetro e alluminio; cm 163,8 x 211,1 x 37,5 Collezione dell’artista. © Jeff Koons Photo: Tom Powel Imaging, Courtesy Gagosian. (FOTO IN ALTO, A DESTRA) – Jeff Koons: Gazing Ball (Apollo Lykeios), 2013 gesso e vetro; cm 239,4 x 94,3 x 87,6. Collezione dell’artista. © Jeff Koons, Photo: Tom Powel Imaging. SALA 6 (

Allo stesso concetto di Shine sono anche facilmente riconducibili, per estensione, l’estetica del “fuori scala” — primi fra tutti gli iconici oggetti-scultura che reinterpretano in chiave monumentale i palloncini gonfiabili dei “baby party”, tanto giganteschi e traslucidi fuori quanto vuoti dentro —, e i giochi di rifrazione della serie Gazing Balls, che strizzano l’occhio al pubblico risucchiandolo all’interno di gigantesche sfere di vetro blu, posizionate su calchi in gesso o riproduzioni su tela di grandi capolavori dell’arte classica.

È l’ultima frontiera di un ready-made che non si limita più, come i primi Wahrol e DuChamp, a smascherare i falsi miti del consumismo trasformando gli oggetti comuni in opere d’arte, ma trasforma direttamente in arte contemporanea l’arte antica, e lo spettatore in merce da esposizione.

Jeff Koons: Sacred Heart (Magenta/Gold), 1994-2007 e Lobster, 2007-2012 acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente.
SALA 1 (FOTO IN ALTO E SOPRA A SINISTRA) – Jeff Koons, Sacred Heart (Magenta/Gold), 1994-2007, acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente; cm 356,9 x 218,4 x 121. Jereann and Holland Chaney. Serie Celebration. 
SALA 5 (FOTO SOPRA A DESTRA) – Jeff Koons, Lobster, 2007-2012, acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente; cm 147 x 94 x 47,9. Collezione dell’artista. Serie Lobster. Photo Credits: Marc Domage/Courtesy Almine Rech Gallery.

Qualcuno, a tal proposito, sarà tentato di leggere Shine anche nell’accezione allargata di “scintille”, quelle che spesso accompagnano le sperimentazioni più spregiudicate del noto artista neo-pop nonché magnate americano Jeffrey Koons, novello Mida le cui opere sono battute all’asta a prezzi inverosimili ma non sempre accompagnate dagli stessi riscontri di critica e pubblico. Non ultima la sua prima volta a Firenze quando, nel 2015, la controversa Pluto e Proserpina, sfavillante e dorata riproduzione di un grande classico dell’antichità, collocato in Piazza della Signoria, fu giudicata dai più tanto sfacciata, irriverente e kitch — e sollevò una tale alzata di scudi — da dover essere rimossa e riportata in patria.

Che dire allora: Shine o Shein? Glam o Kitch? Grande arte o grande operazione di marketing culturale?
Oltre 12.000 visitatori nella sola prima settimana di apertura, assieme a 200.000 visualizzazioni sui social e oltre 25.000 interazioni forse sono già una risposta.

Ma poco importa. Perché per esorcizzare definitivamente la lettera scarlatta delle polemiche passate, archiviando una volta per tutte il baccano mediatico-situazionista generato dalla sua prima apparizione del 2015, forse l’unica svolta possibile era proprio questa: una provocatoria, dirompente ma anche più istituzionale esposizione allestita all’interno della splendida cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi, dove antico e moderno possono continuare a riflettere (o riflettersi) l’uno sull’altro giocando alla pari, sotto lo sguardo imparziale del pubblico.

In sintesi: “Shine”. Tempo presente, modo imperativo e punto esclamativo finale.
Buona la seconda.

INFO

Shine: Jeff Koons
2 ottobre2021 / 30 gennaio 2022
Palazzo Strozzi. FIRENZE

www.palazzostrozzi.org
Sito ufficiale dell’artista: www.jeffkoons.com

Catalogo QUI

 

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Classe '63, consulente di Marketing e Comunicazione sui canali digitali, è appassionata di cinema, fantascienza, arte, musica e spettacolo, con particolare riferimento a tutto ciò che contamina massivamente e in forma inestricabile quanto appena elencato sopra. Accanita consumatrice di serie TV, B-Movie, Urania, fantascienza e musicalmente fuori dagli schemi. Ama la neve, lo snowboard, il golf e le sfide. Digital addicted. Odia i percorsi lineari, la mancanza di fantasia e i bunker. Incidenti di percorso: Laurea in Lingua e Letteratura Anglo-Americana, Diploma di tecnico-progettista di Ipertesti, Master in Marketing, Comunicazione e Nuove Tecnologie con approfondimenti di semiotica applicata alla Comunicazione Pubblicitaria e al Marketing Digitale.

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