Pisa, Keith Haring a Palazzo Blu. In mostra 170 opere mai esposte prima in Europa Sono 170 le opere esposte a Palazzo Blu provenienti dalla prestigiosa Nakamura Keith Haring Collection, la collezione privata di Kazuo Nakamura custodita nel museo dedicato all'artista in Giappone, per la prima volta in Europa.

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Keith Haring, Tuttomondo (1989 (Chiesa di Sant'Antonia abate a PISA))

PISA — Aperta al pubblico a Palazzo Blu, dal 12 novembre al 17 aprile 2022, la grande mostra su Keith Haring realizzata dalla Fondazione Pisa e Mondomostre in collaborazione con la prestigiosa Nakamura Keith Haring Collection. In esposizione un patrimonio di opere mai viste prima in Europa.

Rende omaggio a Keith Haring, l’artista statunitense universalmente riconosciuto come uno dei padri della street-art, morto di AIDS a soli 32 anni nel 1990, la grande mostra aperta a Palazzo Blu il 12 novembre e che rimarrà accessibile al pubblico fino al 27 aprile 2022.

La mostra presenta per la prima volta in Europa una ricca selezione di oltre 170 opere provenienti dalla Nakamura Keith Haring Collection, la collezione personale di Kazuo Nakamura custodita nel museo dedicato all’artista, in Giappone. Le opere esposte vanno dai primi lavori di Haring fino alle sue ultime realizzazioni. Sarà possibile ammirare serie complete quali ‘Apocalypse’ (1988), ‘Flowers’ (1990) e svariati altri disegni su carta oltre che sculture e grandi opere su tela come ‘Untitled’ del 1985.

Untitled [Senza titolo] 1985 Acrilico e olio su mussola, 304.8 × 396.2 cm Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Untitled [Senza titolo] 1985 Acrilico e olio su mussola, 304.8 × 396.2 cm Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation

KEITH HARING E IL RAPPORTO CON PISA

È un rapporto intenso anche se nato per caso quello di Keith Haring con Pisa, dove il noto graffitista soggiornò nel 1989 per dipingere, su una parete del convento di S. Antonio, il celebre murale “Tuttomondo”, un gigantesco groviglio di omini stilizzati, dai colori accessi e dalle pose dinamiche, che si affollano su una facciata cieca della chiesa omonima scimmiottando al centro la famosa croce pisana. Il progetto nacque dall’incontro tra l’artista e un giovane studente, Piergiorgio Castellani, avvenuto a New York nel 1987, quando Castellani propose ad Haring di realizzare qualcosa di grandioso in Italia e questi accettò.
Il risultato è il monumentale dipinto che coi suoi 10 metri di altezza e 18 di larghezza, per una superficie di 180 metri quadri nel cuore di Pisa, è divenuto una delle più grandi attrazioni della città ed è considerato a tutt’oggi una sorta di suo testamento artistico. L’opera, un inno alla gioia, all’armonia e alla pace universale, è infatti al contempo uno dei più imponenti murales mai realizzati da Haring e l’ultima grande opera che firmò prima di morire, nel 1990.

Untitled [Senza titolo] 1986 Incisione su carta, 137.8 × 248.3 cm, Ed. EA 2/4 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Untitled [Senza titolo] 1986 Incisione su carta, 137.8 × 248.3 cm, Ed. EA 2/4 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation

KEITH HARING, LA MOSTRA

L’esposizione ripercorre l’intera carriera artistica di Haring e l’ampia gamma di tecniche espressive da lui sperimentate, spaziando tra pittura, disegno, scultura, video, murales, arte pubblica e commerciale.

Il percorso della mostra, allestito dagli architetti di Panstudio, si divide in 9 sezioni tematiche, ognuna focalizzata su un particolare aspetto della sua opera o fase della sua carriera.
Si inizia dai disegni in metropolitana denominati ‘Subway Drawings’ del 1981-1983, tipicamente elaborati con gesso bianco su carta e pannelli di legno, che restano tra i suoi lavori più noti e acclamati. Sulla carta nera usata per coprire i pannelli pubblicitari vuoti, Haring inizia a disegnare col gesso bianco i suoi caratteristici omini stilizzati, animalitelevisori e persone.  

Passa poi attraverso una fase più emblematica degli anni 80, con l’impiego di colori fluorescenti che brillano sotto la luce nera, evocativa dell’effervescente vita notturna dei club newyorkesi in cui gravitavano gli artisti.

Icons [Icone] 1990 Serigrafia su carta con rilievo, 53.5 x 63.5 cm, Ed. 221/250 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Icons [Icone] 1990 Serigrafia su carta con rilievo, 53.5 x 63.5 cm, Ed. 221/250 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Icons [Icone] 1990 Serigrafia su carta con rilievo, 53.5 x 63.5 cm, Ed. 221/250 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Icons [Icone] 1990 Serigrafia su carta con rilievo, 53.5 x 63.5 cm, Ed. 221/250 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation

Pop Shop II 1988 Serigrafia su carta, 30.5 x 38 cm, Ed. HC 7/20 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Pop Shop II 1988 Serigrafia su carta, 30.5 x 38 cm, Ed. HC 7/20 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation

Da qui la mostra ci conduce poi alla scoperta dei legami della sua opera con l’universo dei bambini, per cui pubblicò diversi libri e con cui attivò svariati laboratori; indaga il suo rapporto con Pisa, a partire dal monumentale murales ‘Tuttomondo’; punta l’accento sulla sua vena  pop e sul carattere avanguardistico delle icone e dei simboli da lui creati, precursori delle emoji che popolano oggi gli schermi degli smarthphone; ripercorre il suo rapporto con la musica, attraverso le tante collaborazioni con musicisti e gruppi d’avanguardia come i Pet shop Boys e David Bowie, per cui elaborò copertine e visual di concerti, dando forma grafica ai loro suoni;  cerca assonanze tra la sua opera e l’energia primordiale delle culture primitive; porta alla luce il suo lato meno noto e più sinistro, amplificato dal rapporto con lo scrittore beat William Burroughs e condensato in lavori come la serie ‘Apocalypse’, vivida testimonianza del suo inferno personale, elaborata quando gli venne diagnosticata la positività all’HIV.

Apocalypse [Apocalisse] 1988 Serigrafia su carta, 96.5 x 96.5 cm, Ed. 32/90 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation
Apocalypse [Apocalisse] 1988 Serigrafia su carta, 96.5 x 96.5 cm, Ed. 32/90 Courtesy of Nakamura Keith Haring Collection © Keith Haring Foundation

L’ultima sezione, infine, ci riporta all’inizio, a piramidi, dischi volanti, cani, serpenti e bambini che gattonano mescolati con figure erranti, omini variopinti, improbabili fiori, strani animali e perfino extraterrestri. Nel 1990 Haring pubblica infatti la sua ultima edizione di opere su carta, un portfolio di diciassette serigrafie che riproduce le sue prime e più pure narrazioni visive. Sono le serigrafie denominate ‘The Bluprint Drawings’, realizzate solo un mese prima della sua morte.

Si conclude così in forma ciclica, in una sorta di ripiegamento su stesso che è anche un ritorno alle origini e un nuovo inizio, la parabola artistica che ha portato i suoi lavori a essere conosciuti in tutto il mondo, familiari anche a chi non li riconduce alla sua opera. Perché i suoi omini stilizzati e in movimento, i suoi cuori, i suoi cani e i suoi graffiti in genere sono ormai iscritti in forma indelebile nell’immaginario collettivo, segno che travalica se stesso e simbolo di una più ampia parabola sociale, che affonda le sue radici proprio nella cultura e nell’arte pop degli anni Ottanta.

INFO

Keith Haring
12 novembre 2021 / 17 aprile 2022
Palazzo Blu, PISA

palazzoblu.it/mostraharing

 

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