Che disastro di commedia! Come trasformare un fiasco annunciato in un successo internazionale Reduce da un tour che ha toccato 5 regioni, 15 teatri e debuttato a Roma per il secondo anno consecutivo raccogliendo applausi da circa 20.000 spettatori, debutta al Teatro Celebrazioni di Bologna venerdì 29 e sabato 30 marzo 2019 "Che disastro di commedia!"

0
1959
Che disastro di commedia

BOLOGNA — Arriva al Teatro Celebrazioni di Bologna il 29 e 30 marzo 2019 lo spettacolo Che disastro di commedia! Fra disastri annunciati, incidenti di ogni tipo e  inaspettati colpi di scena, assisteremo a una delle più spassose commedie degli ultimi anni.

The Play That Goes Wrong, (questo il titolo in lingua originale) è nato nel 2012,  in un piccolo e insospettabile teatro londinese posto all’interno di un pub. The Old Red Lion, questo il nome del pub, ha una ridotta capacità ricettiva che non tollera più di una sessantina di presenze a sera. Se aggiungiamo poi che la scenografia è a dir poco spartana — volendo essere generosi — in quanto creata dagli stessi attori, fatichiamo davvero a comprendere il successo di un’opera simile. Scritta da Henry Lewis, Jonathan Sayer e Henry Shields, e con la regia di Mark Bell, la commedia ha debuttato, in prima mondiale, nel 2014 al Duchess Theatre di Londra, dove tuttora è in cartellone. The Play That Goes Wrong ha saputo conquistare critica e pubblico ricevendo menzioni e il favore della critica, facendo inoltre man bassa di premi e riconoscimenti, primo fra tutti il prestigioso Olivier Award, vinto per ben due anni consecutivi, nel 2016 e 2017.

In nuce questa la vicenda: una compagnia scalcinata di attori non professionisti sta allestendo uno spettacolo dove non ne va dritta una: dal titolo della commedia (scritto in modo errato), ai volantini sbagliati e consegnati in ritardo dalla copisteria, al fatto che spesso gli attori dimenticano le battute o che gli arredi di scena non assolvano alle loro funzioni, con porte che non si aprono o oggetti che svaniscono per poi ricomparire miracolosamente altrove e inopportunamente. Tutto l’andamento narrativo è un allegro susseguirsi di equivoci, paradossi e magagne di ogni tipo. Insomma in palcoscenico accade il finimondo e il divertimento del pubblico è, proprio per questo, assicurato: applausi a scena aperta, generosi, scroscianti e prolungati.

Poco prima del debutto bolognese incontriamo Viviana Colais  attrice protagonista della pièce.

*** INTERVISTA A VIVIANA COLAIS ***

Com’è avvenuto l’incontro con quest’opera?

L’incontro con l’opera è stato qualcosa di completamente inaspettato. C’è stato sia il passaparola fra colleghi ma anche il consiglio di un caro amico attore, il quale mi aveva detto di aver trovato in Internet un annuncio per un provino. Quindi mi sono candidata, con poche speranze, ho mandato CV e materiale vario e sono stata chiamata. Malgrado i pareri contrastanti di tanti nel mio settore (…), appena sono stata chiamata, dato che sono metà nerd e metà secchiona!, sono andata su Amazon e ho comprato il copione. Dal copione, confesso che non si capiva la potenza dello spettacolo né la portata dei ruoli femminili perché comunque c’è davvero tanta roba. Ho visto qualche video, pochi per la verità, perché il video completo dello spettacolo non è disponibile. Mi oriento per quanto riguarda lo humour inglese (il mio compagno è British). E questo è stato l’inizio.

Com’è stato lavorare con un regista inglese? Quali sono stati i limiti e  quali le opportunità che avete colto?

Personalmente amo la cultura inglese e quindi sono forse un po’ di parte. Prima di tutto c’è stata data un’enorme possibilità. Mark (Bell, ndr) è venuto in Italia grazie alla Abmanagement per fare i provini. Immagina di assistere a qualcosa come quelli che vedi alla televisione in perfetto stile “Chorus Line”, dove ci sono gruppi di otto persone di cui lui nemmeno conosce i nomi, perché questi artisti si presentano con solo un numero. Mark ci ha fatto fare scene di improvvisazione e per il giorno seguente dovevamo essere in grado di fare un call back di 4 ore fra esercizi fisici, giochi, improvvisazione e poi le varie scene. Quindi è stato tutto piuttosto bello, faticoso ma decisamente meritocratico. Sembrava di essere all’accademia. Mark Bell è un ex docente di clownerie quindi ha un approccio sia accademico che registico al tempo stesso. È estremamente esigente e quindi, da bravo britannico, è piuttosto severo. Se si dovevano fare otto ore di lavoro, le si facevano, concedendoci minime pause, giusto per un caffè o per mangiare qualcosa e nulla più. Non era consentito perdere tempo quindi dopo il “warm up” si andava sulle scene. Noi siamo riusciti a montare il tutto in sole cinque settimane e vedendo lo spettacolo non si sospetterebbe mai di un tempo così breve. Mark però aveva un piano così preciso e prestabilito che lui stesso ha portato almeno in una ventina di Paesi. Mark sapeva benissimo quando era il momento di spingere di più e quando potevamo essere più sotto stress, di conseguenza sapeva cosa aspettarsi da noi. Ritornando alle opportunità che ci sono state offerte, direi che sono state davvero tante. Passami il termine ma io ritengo che Mark sia una persona “illuminata”. Lui è un uomo di grandissima esperienza che si è confrontato con studenti di tutto il mondo. Nello stesso tempo l’esperienza che ho maturato è stata sicuramente formativa. Lo spettacolo è un ingranaggio perfetto, un orologio svizzero.

Come dire un disordine organizzato?

Bravissima. Lui (Mark Bell, ndr) la chiamava coreografia, ribadiva che siamo un gruppo dove non vi sono protagonisti. Dovevamo recitare bene per far recitare bene anche l’altro. Lo spettacolo è un gioco di squadra nel quale ognuno deve fare la parte che gli è stata assegnata e non c’è spazio per l’improvvisazione. Quindi è stato difficilissimo, tosto, ma sicuramente appagante.

Dovendo consigliare “Che disastro di commedia!”, che cosa diresti? 

Prima di tutto lo consiglio perché è lo stesso spettacolo che puoi vedere a Broadway o in un altro teatro del mondo senza doverti scomodare per prendere l’aereo. Ed è esilarante nel vero senso del termine, non è mai banale e tutto quello che avviene tu non te lo aspetti e così ti chiedi: “ma davvero siamo arrivati fin qui?”. La gente ti dice che per due ore non ha pensato a nulla e che continuava a ridere ripensando alle battute precedenti. Secondo me, questo basta e avanza per decidere di venirci a vedere a teatro!

INFO

Che disastro di commedia!
Venerdì 30 e sabato 31 Marzo 2019
alle ore 21.00
Al Teatro Celebrazioni
Via Saragozza, 234
40135 Bologna
Tel. 051.6154808
www.teatrocelebrazion.it

BIGLIETTI: disponibili presso la biglietteria del teatro e su ticketone.it

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here