Terminal di Zuli. Migrazioni sonore e spostamenti di suoni dal sud al nord del mondo (e viceversa)

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Zuli, Terminal (CD cover)

TERMINAL – Hip hop, elettronica, rap arabo e ambient noise. Uscito il 2 novembre 2018 per l’etichetta UIQ di Lee Gamble, Terminal è un album in cui il Dj e producer egiziano del Cairo Zuli realizza inedite e sofisticate contaminazioni.

Cominciano a concretizzarsi anche nella popular music gli effetti (in questo caso positivi) della globalizzazione.
Dai paesi in via di sviluppo e da quelli del terzo mondo, toccati anche solo parzialmente dall’innovazione tecnologica e attraversati dalle migrazioni, iniziano a giungere stimolanti contaminazioni che ribaltano i paradigmi della “world music”, proponendo una rilettura originale di alcune delle nuove tendenze dell’underground occidentale.
In questo quadro si colloca il lavoro di Zuli, dj e producer orginario del Cairo, che vede la luce sull’etichetta UIQ di Lee Gamble.

In Terminal Zuli realizza 14 brani attraverso i quali rilegge in modo originale diversi emisferi sonori elettronici.
Pur restando fra i protagonisti delle serate di alcuni locali di riferimento della capitale egiziana il suo album è un sofisticato viaggio attraverso distinti piani sonori, spesso complessi e di difficile decifrazione.
Zuli contamina il lessico ritmico dell’hip hop e dell’elettronica più sperimentale con il rap cantato in arabo dai suoi vocalsit e dai suoi MC, miscelandovi la sintassi timbrica dell’ambient noise.
Ahmed El Ghazoly alias Zuli ha trascorso la sua infanzia a Londra e sta contribuendo a trapiantare le idee più avanzate dell’elettronica europea in Egitto, in una contaminazione inedita.

Distante anni luci dai generi consolidati e tanto osannati dalla stampa europea, quindi sia dal folk tradizionale che dai clichè dominanti dell’esotificazione commerciale e festaiola dell’electro chaabi o del “mahraganat”, Zuli riesce con la sua esplorazione a presentare un’immagine sonora identitaria e aderente ad una interpretazione quasi “dickiana” della realtà metropolitana del Cairo.
Zuli propone un atlante dei mondi sonori contemporanei riletti alla luce delle piramidi, un’enciclopedia dei percorsi musicali possibili attraversati con un’intelligenza formale che lo rende uno dei migliori dischi del 2018.

Le tracce attraversano innumerevoli stili e toccano le corde dell’hip hop sperimentale con la presenza di alcuni rapper come Mado $am, Abanob, R-Rhyme e Abyusif, presente in ben cinque brani, mentre su “Kollu I-Joloud” è ospitata la voce del dj saudita Msylma.

“Nari”, il brano di apertura, già definisce la direzione che l’album intende intraprendere trattandosi di un astratto e rumoristico glitch-hop, dove le voci granularizzate dei rapper si accavallano su una ritmica storta e inafferrabile. “Archimedes” riporta ad una dimensione hip hop quasi industrial dove la voce distorta di Abyusif si dipana su un bassone asimmetrico e una base nervosa. Su “Bump” invece siamo nei territori del footwork tipicamente scandito da campioni frammentati e ossessivi e da una ritmica deforme.

“Wreck” porta in territori autechrosi e spezzati, fra campioni di voci particellizzate e suoni ritmici saturi, e “He’s Hearing Voices” circonda l’ascoltatore di voci fantasma mentre il tempo oscilla senza mai diventare costante, in un ondeggiamento astratto.
I brani si connettono come stanze di un palazzo sconosciuto dove, stanza dopo stanza, si è circondati di colori e suoni nuovi: “Stacks & Arrays” è un ambient surreale fatto di timbri irregolari mentre “Kollu l-Joloud” inizia su un tappeto scuro sul quale si erge gradualmente una ritmica hip-hop totalmente asimmetrica e la voce leggermente autotunata di Msylma intona un canto arabo straniante.

Su “Akhtuboot” la voce di Abyusif rappa chiuso in uno scantinato mentre una ritmica saltellante stenta a trovare una sua regolarità. “Mazen” (ft. Abyusif) è il logico sviluppo del brano precedente costruito fra voci distorte e bisbigli oscuri attorno a un loop dissonante di synth e a temi di vibrafoni elettronici. “Follow Your Breath” è il respiro di un ambient rumoristico e sospeso mentre “Ana Ghayeb” è un rap che sconfina nel trap, con Autotune sulle voci di Mado $am, Abanob e Abyusif e una base che oscilla fra suoni astratti e synth noise su un groove ipnotico.
“In Your Head” è un ambient surreale caratterizzato da una frase di pianoforte ripetuta e deformata sopra sussurri e rumori d’ambiente e “Vulnerbody” è puro glitch-noise ambientale. Lo spezzatino deforme di “Continue” sembra uscito da un cassetto nascosto degli Autechre di “Confield” e chiude il lavoro concludendo questo viaggio sorprendente.

Terminal rappresenta un episodio di reinvenzione degli schemi formali dell’elettronica post-autechriana attraverso uno sguardo nuovo, non più afro-americano o europeo, ma attraverso le sensibilità sviluppatesi nelle sterminate metropoli terzo-mondiali, nel momento in cui inevitabilmente le distanze culturali si assottigliano. Uno dei lavori più notevoli degli ultimi mesi.

Album: Terminal
Artista: Zuli
Etichetta: UIQ di Lee Gamble

Disponibile in vari formati qui: uiqmusic.bandcamp.com/album/terminal-uiqlp003

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Elettronicista e contorsionista sonoro, deformatore di immagini in movimento, suonatore di chitarre spaziali ha ideato e condotto vari deliri radiofonici nell’etere romano. E’ divenuto produttore con la sua label “Eclectic” dei suoi progetti sonori technoidi pubblicando decine di dischi. Laureato in Scienze della Comunicazione si occupa di marketing delle nuove tecnologie e scrive delle sue allucinazioni uditive su varie webzines musicali

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