Le NTS Sessions degli Autechre Il nuovo lavoro del duo inglese che è riuscito a ridefinire più volte i confini della musica elettronica

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NTS SESSIONS – Autechre, 8 ore di improvvisazioni live trasmesse in aprile sulla stazione londinese NTS e raccolte da Warp Music in 12 LP, 8 CD, oltre che in versione liquida in file di vari formati disponibili per il download online. 

Rob Brown e Sean Booth, entrambi nativi di Rochdale, sono attivi musicalmente dal 1987 sia con il nome di Autechre che con altre sigle colleaterali e costituiscono una delle realtà più significative della scena elettronica degli ultimi 25 anni.
Esordiscono su Warp Records con il seminale “Incunabula” nel 1993, un disco accolto come capolavoro dal pubblico degli appassionati, primo capitolo di un percorso in continua evoluzione che ha contribuito a creare veri e propri generi musicali come l’IDM (Intelligent Dance Music) e la Glitch Music ispirando molteplici altri autori negli anni successivi.

Pur essendo cresciuti in popolarità nel corso degli anni il duo di Rochdale non ha mai concesso nulla al mercato rimanendo distante dal mainstream della popular music che con il tempo e con qualche difficoltà ha digerito appena i suoni analogici spigolosi di “Incunabula”.
La discografia degli Autechre è stata, infatti, una continua sperimentazione verso nuove direzioni rese possibili dalle innovazioni dell’hardware e del software musicale.

Dopo l’ambient-techno scura e ipnotica dell’ottimo “Amber” (1994) con “Tri Repetae” (1995) e “Chiastic Slide” (1997) iniziano un percorso diretto alla dissoluzione della regolarità ritmica, frutto del movimento ciclico dei pattern programmati sui sequencer, e ad un uso sempre più intenso di timbri atipici.
In questa fase l’ossatura ritmica costituisce il fulcro della loro costruzione formale e le timbriche adottate dagli Autechre sono costituite dai suoni e dai noise elettronici più disparati.

Nel 2001 “Confield” inaugura un periodo che porterà gli Autechre ad una sperimentazione che li vede impiegare sempre di più linguaggi di programmazione software come Max MSP e software generativi.
Il suono del duo si fa ancora più criptico e intricato, l’irregolarità ritmica e l’annientamento di qualsiasi riferimento melodico li porta a un percorso di pura ricerca talmente ostico da allontanarli dall’attenzione del pubblico mainstream che si sta formando attorno ai nuovi generi elettronici.

Si riconferma la direzione intrapresa anche nel lavoro del 2003, “Draft 7.30, una raccolta di brani in cui vengono esasperate le disimmetrie del tempo, le atonalità dei suoni, la rumoristica digitale. “Untitled” del 2005 recupera alcuni elementi sonori più consueti di batteria elettronica e reintroduce alcuni frammenti melodici all’interno della scrittura, ma predomina ancora la voglia di dissezionare i ritmi e il suoni, senza concessioni e con un rigore maniacale.
Permane l’obiettivo di collocarsi nell’estremo crinale di chi intende sperimentare ed esplorare il suono digitale raggiungendo nuove frontiere senza voler proporre un prodotto con finalità ricreative e ludiche, scomparendo alla vista di molti seguaci distratti della prima ora che penseranno a un ritiro degli Autechre.

Nel 2008 pubblicano Quaristice che riconferma l’intenzione di voler reimpiegare anche elementi meno rumoristici, tornano tappeti, frammenti armonico-melodici e ritmi binari. Ma la costruzione compositiva è sempre ostica e spigolosa, l’evoluzione del gruppo non prevede facili attracchi verso la forma canzone o le atmosfere cinedeliche.
Piuttosto sviluppano oscurità ambientali e dissoluzioni sonore rumoristiche.

Nelle produzioni successive, “Oversteps e “Move of Ten, del 2010, il duo sviluppa ancora di più la direzione intrapresa. Le strutture ormai non seguono più le convenzioni né della dance né di altri generi musicali conosciuti, forse gli unici collegamenti possibili sono con il free o il noise. I brani sono flussi e intrecci di elementi in continua evoluzione, “Move of Ten” privilegia i brani più ritmici, per quanto siano anch’essi al di fuori dei canoni.

Exai del 2012 riporta Brown e Booth ad un alfabeto meno dissolto, a un linguaggio in cui si ricompone il senso binario del tempo e una struttura nel quale rumore e idee tematiche si alternano secondo una costruzione più decifrabile, si parla di “grande ritorno” e nuova fase.

Nel 2015 presentano “Elseq 1-5”, un continuum di oltre 5 ore di musica sperimentale che sovverte qualsiasi concezione di formato destinata alla vendita.
La possibilità di diffondere la musica direttamente su file, senza più vincoli di durata derivanti dalle caratteristiche dei supporti fisici, ha permesso agli Autechre una definitiva emancipazione e la realizzazione di un lavoro monumentale.

Il lavoro del 2018 si intitola “NTS Sessions” e propone 8 ore di improvvisazioni trasmesse live in aprile sulla stazione londinese NTS. La raccolta prende fisicità in 12 LP oppure 8 CD (oltre ovviamente anche una versione liquida in vari formati file di qualità elevata) come “NTS Session 1 – 4”, tredicesimo album (?) in studio, naturalmente su Warp Records (WARP364).

Nel corso della loro storia musicale Brown e Booth avevano vissuto una schizofrenia artistica fra le sessioni live, in cui proponevano un flusso ininterrotto di sequenze mixate in un unicum sonoro, e la separazione in brani distinti che proponevano negli album usciti con la Warp. Ed è nella dimensione live che la ricerca degli Autechre trova la sua massima applicazione. Completamente liberi dalla gabbia formale delle strutture definite dai sequencer e dai DAW gli Autechre sviluppano lunghi brani in continua variazione.

Le costruzioni si fondano ancora sulla logica dei pattern, cellule timbrico-ritmiche che mutano e sono deformate lungo tutto il loro svolgimento. L’interazione in tempo reale uomo-macchina diviene la chiave attraverso la quale i brani sono costruiti e la dissoluzione timbrica e le poliritmie del groove si sviluppano con un costante intervento umano che trasforma continuativamente il materiale di partenza.

Ancora una volta gli Autechre rimettono in gioco le formule che nel frattempo si erano consolidate, ridiscutono il lessico del suono digitale cercando di superarne le frontiere conosciute. Un progetto che, ancora una volta, porta Brown e Booth, insieme a pochi altri, ad essere i punti riferimento dei linguaggi nati dal paradigma suono-tecnologia.

INFO

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