La visione universale del mondo. Per una filosofia inclusiva | INTERVISTA Che cos'è il sentire comune? In che rapporto sta con una disciplina antica e complessa come la filosofia? E come può, se può, costituire la base per comporne le più storiche diatribe? Ne parliamo con Alessandro Giraudi, autore de "La visione universale del mondo. Per la rivoluzione inclusiva", Armando Editore

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FILOSOFIA – Una disciplina antica che affonda le sue radici nella notte dei tempi e che nel corso dei secoli è parsa allontanarsi dal sentire comune per chiudersi in se stessa e nelle sue colte dissertazioni. Oggi, mentre è sotto gli occhi di tutti una piccola rivoluzione che vede filosofi e grandi pensatori ri-avvicinarsi all’uomo comune (e viceversa), un testo di Armando Editore ci prospetta una parallela “rivoluzione” interna e ci invita a ri-leggerne la storia, gettando le basi per un nuovo approccio di tipo “inclusivo”.

Alessandro Giraudi, cuneese, classe 1974, una laurea in filosofia con una tesi dall’indirizzo teoretico, è l’autore de La visione universale del mondo, per la rivoluzione inclusiva, uscito a settembre per Armando Editore, opera di saggistica che porta il lettore a riflettere su alcune tematiche basilari da sempre oggetto dell’indagine filosofica e fra loro strettamente correlate: la realtà, così come noi la conosciamo, le cose, nel loro divenire, e Dio.

L’ennesimo saggio di una disciplina criptica e cristallizzata su dibattiti per soli addetti ai lavori? Pare di no. Al contrario, il volume ci trascina in un excursus mai banale e tutt’altro che scolastico che si snoda nell’arco di oltre 400 pagine, ricche di approfondimenti, citazioni e note esplicative, in cui l’autore accompagna il lettore — sia esso un non addetto ai lavori o uno specialista — lungo un percorso nel quale storia, cultura e sensibilità trasversalmente condivise accomunano coscienze diverse e distanti fra di loro, e non solo dal punto di vista geografico.

Anti-realismo e realismo filosofico, immagini tradizionalmente opposte e apparentemente inconciliabili della stessa medaglia, trovano un punto di snodo e conciliazione in un approccio filosofico che l’autore non esita a definire “inclusivo”. Il neologismo ricorre lungo tutto lo svolgersi dell’opera e, rileggendo da questa prospettiva l’evolversi dell’intera disciplina, ci rivela inedite strade di raccordo tra questa e il sentire comune.

Un testo di sicuro interesse per gli addetti ai lavori ma sorprendentemente godibile e fruibile anche dal lettore più timido e meno avvezzo a frequentazioni filosofiche. La prefazione all’opera è a cura di Marco Gatto.

Incuriositi dal carattere provocatorio del titolo e dalla non convenzionalità dell’approccio, rivolgiamo ad Alessandro Giraudi alcune domande per sapere qualcosa di più al riguardo. Di seguito la nostra breve intervista.

*** INTERVISTA AD ALESSANDRO GIRAUDI ***

Inclusivo è un aggettivo che al giorno d’oggi ricorre un po’ ovunque, a volte forse anche a sproposito, raramente però lo si trova applicato alla filosofia. Che cosa significa l’espressione “filosofia inclusiva”? Possono veramente i due termini andare a braccetto?

In effetti la parola inclusione è oggi molto inflazionata e banalizzata. Nel libro ho evidenziato la valenza filosofica e metafisica di tale concetto. Per “filosofia inclusiva” intendo semplicemente un tipo di pensiero filosofico che include veramente l’essere umano nella realtà, cioè che lo considera davvero come parte del mondo reale, con tutte le implicazioni che ciò comporta, non solo sul piano dell’epistemologia e dell’ontologia, ma anche su quello sociale, politico ed economico.

Parlando per luoghi comuni, e osservandola dall’esterno, la filosofia è in genere associata dall’uomo medio a una disciplina elitaria e (a ragione!) complessa. Ma era veramente così anche nell’antichità? E oggi? Si può azzardare un’ipotesi su come la filosofia sarà invece percepita nel futuro?

Oggi la filosofia è comunemente considerata una disciplina per specialisti, per accademici, per professionisti che pensano per mestiere. A mio parere l’attuale “professionismo filosofico” in futuro si ridimensionerà attraverso una migliore comprensione dell’intimo legame che sussiste tra la filosofia e il “senso comune”. Nel dialogo Verità o fede debole? (Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e relativismo, di René Girard e Gianni Vattimo, Feltrinelli 2015 ndr) René Girard ha profetizzato che “stiamo andando verso un futuro dove ci sarà una sempre maggiore accettazione del ‘common knowledge’ come parte della nostra conoscenza comune”.

In Lector in fabula U. Eco affermava che ogni testo contiene un “suo” lettore specifico, a prescindere dalle intenzioni del suo autore. Mentre scriveva il Suo testo, Lei aveva in mente un lettore ideale? E, se sì, guardando il testo a posteriori pensa che sia proprio questo ad essere iscritto al suo interno?

Durante la stesura avevo in mente due tipi di lettori: l'”esperto” e il “dilettante”. Ora, con lo sguardo a posteriori, posso dire che il libro non è né troppo specialistico né troppo “pop”. Il saggio vuole essere non solo un umile suggerimento rivolto agli addetti ai lavori, ma anche uno stimolo per i cosiddetti inesperti.

Ma allora, scusi la provocazione, un testo così profondo, che si sviluppa nell’arco di oltre 400 pagine, quale ruolo può avere oggi, in un’epoca in cui sempre più – esperti o no – citando F. Scott Fitzgerald “si corre leggendo e si legge correndo”?

La vita frenetica di oggi consiste anche di interazioni tra le persone e tutti si rendono conto che tali interazioni significano che c’è un mondo condiviso da tutti gli esseri umani. Ecco, il libro invita chi vorrà leggerlo a riflettere proprio su questo: che cos’è questa realtà comune? Qual è la sua essenza? Questa è filosofia non astratta, ma concretissima, perché interessa la nostra esistenza quotidiana, fatta non solo di mille impegni ma anche della consapevolezza di avere in comune la medesima cornice.

Per concludere: fede, scienza e religione: sono davvero un trinomio possibile? Ma soprattutto, a quali condizioni?

Non c’è una vera incompatibilità tra la scienza e la religione: c’è, al contrario, una realtà comune alla ragione scientifica e alla fede religiosa, esiste un identico sfondo, una percezione o visione condivisa del mondo e di Dio. La scienza in sé non contraddice la religione, semmai è la concezione materialistica ad essere incompatibile con la fede. Ritengo di essere riuscito a evidenziare in modo chiaro la fallacia del materialismo che riduce tutta la realtà alla materia.

Alessandro Giraudi
La visione universale del mondo
Per la rivoluzione inclusiva

Prefazione di Marco Gatto
Armando Ed. (27 Agosto 2019)
Collana: Scaffale aperto
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8869926001
ISBN-13: 978-8869926006
Copertina flessibile: 464 pagine
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