Glitch, video, danza e spazi urbani | INTERVISTA a Francesco Capuano Coreografo, danzatore, videomaker, un curriculum denso di esperienze in Italia e all'estero, assieme a Nicola Picardi ha firmato Glitch-project, un progetto di video-danza acclamato dal pubblico e pluripremiato dalla critica, con il quale i due artisti apriranno la rassegna bolognese Danza Urbana XL 2018

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BOLOGNA – Torna anche quest’anno a Bologna la rassegna Danza Urbana. Il primo appuntamento è fissato per martedì 4 settembre alle 18:00 in piazza Nettuno, dove sul palcoscenico en plein air del centro emiliano si esibirà il duo maschile composto da Francesco Capuano e Nicola Picardi.

Glitch-project è la performance con la quale Francesco Capuano e Nicola Picardi apriranno ufficialmente Danza Urbana 2018, la Rassegna Internazionale di Danza negli Spazi Urbani che si terrà a Bologna dal 4 al 9 settembre. Nata inizialmente in forma di video-danza e scandita in tre distinti momenti, la performance verrà portata in scena in prima persona dai due artisti che ne firmano anche la coreografia. Una settimana prima dell’evento incontriamo a Napoli Francesco Capuano, danzatore e coreografo, per farci raccontare qualcosa di più sullo spettacolo, selezionato nel 2018 come miglior progetto italiano di danza urbana dalla rete di operatori nazionali Anticorpi XL.

Francesco, pur essendo ancora giovane, vanta un curriculum alquanto ricco e diversificato e ha al suo attivo svariate esperienze coreutiche che lo hanno portato in giro non solo in Italia ma anche all’estero. Insieme con Nicola Picardi, Francesco Capuano ha dato vita a un duo artistico che ha catturato fin da subito l’interesse sia della critica, che li ha premiati in importanti occasioni, che del grande pubblico. Francesco Capuano è inoltre creatore e videomaker del progetto Urban Project, un’idea nata dalla volontà di creare una sinergia tra danza e territorio urbano, per il quale è stato vincitore nel 2016 del Premio alla miglior coreografia nella categoria Dance in The City, sempre insieme con Nicola Picardi, al concorso di video danza “Il Coreografo Elettronico”.

                           ***INTERVISTA A FRANCESCO CAPUANO ***

Partirei proprio da Glitch-project e ovviamente ti chiedo qual è il significato che voi date a questa definizione. Che, concordo con te, è bellissima ma talvolta i suoi significati sono discordi e molteplici. Che cosa intendete raccontare tramite Glitchproject?

Glitch-project è basato sull’esigenza di mettere in evidenza una sorta di manipolazione mentale, lo stress quotidiano che si crea e che si è creato durante l’evoluzione, l’alienazione lavorativa che può portare poi ad una distorsione della realtà. Per noi “Glitch” è un problema tecnico che si manifesta in un computer e che non compromette il sistema ma è anche tutta questa tensione umana basata sull’andare a lavorare, raggiungere l’obiettivo, il correre, la frenesia… lo stress e l’insoddisfazione che ne consegue sono tanti glitch che oramai, inevitabilmente, non possiamo più eliminare dalla società di oggi. Ecco, ci è piaciuto creare questo connubio.

Siete danzatori ma entrambi coreografi, quali sono i vantaggi nel lavorare insieme ma soprattutto su voi stessi e per voi stessi? Non è frequente che due coreografi firmino lo stesso progetto.

Alla base per noi c’è un grande rispetto reciproco e una grande amicizia. Ci eravamo conosciuti quando insieme lavoravamo per la compagnia Körper (la Compagnia Körper produce questo spettacolo ndr), un corpo di ballo contemporaneo, parlo di 12 anni fa, da lì è partita innanzitutto un’amicizia ma poi per lavorare insieme c’è bisogno anche di tanto rispetto. Noi nelle nostre creazioni non escludiamo nulla se non siamo d’accordo: c’è un dare ed avere reciproco (…) perché la creazione di Glitch-project è fatta da entrambi, ma di base c’è un voler sentirsi nel movimento e nel concetto di movimento – e tutto questo si sposa con la proiezione personale sia di Nicola Picardi che mia. Questa chiave ci permette inoltre di andare in sala e di lavorare molto velocemente. Diciamo che non ci sono muri psicologici fra di noi, che ci rallentano nel lavoro. Il rispetto in ogni contesto lavorativo sta alla base di tutto e quando c’è ogni cosa viene da sé.

Però anche la creatività e l’invenzione hanno un ruolo fondamentale, specie in ambito artistico. Riuscite ad essere sempre massimamente produttivi? E come vi comportate nei momenti in cui la creatività è in calo, ammesso che ciò accada?

Come tutti gli artisti, non essendo macchine, siamo coinvolti in situazioni anche personali quindi si entra in studio talvolta con un altro spirito. In quei momenti la creatività può essere al minimo ma a volte, al contrario, può essere anche stimolante. Ci sono episodi che ti aiutano a reagire e tu li riporti in sala sotto forma di movimento, magari sei in un mood (stato d’animo ndr) particolare, diverso, ma proprio in quel momento ti arrivano cose che non arrivano quando sei in vacanza o sei più rilassato. Penso che ogni momento vissuto possa portare a un diverso momento di ispirazione.

Voi parlate anche di “visioramica”, avete inventato una nuova parola, ci puoi spiegare cosa intendete?

“Visioramica” è un momento utopico della giornata lavorativa dove c’è un’evasione utopica, mentale, è il sapere di non potersi concedere l’evasione ma sentirsi mentalmente libero: è la visione di un panorama che non c’è.

Lo spettacolo è un po’ un passe-partout, in grado cioè di adattarsi ad ogni tipo di spazio. Nel video però si scorgono grattacieli, moderni palazzi in vetro e una scala mobile, a Bologna come pensate di fare?

Noi abbiamo creato uno spettacolo in grado di adattarsi a qualsiasi spazio urbano e, in accordo con Danza Urbana, abbiamo riunito questi tre video in un unico corpo della durata di 30 minuti. Ogni location è diversa dall’altra ma ci sono parti per così dire standard, poi durante le prove vedremo se c’è un elemento architettonico o di arredo urbano da utilizzare nella scena, e lì vedremo anche quale parte o della performance modificare o meno. Di base abbiamo pre-impostato uno spettacolo in grado di adattarsi ad ogni ambiente ma soprattutto alla pavimentazione!

Questo fa parte del gioco del danzatore: l’intelligenza spaziale è una vostra prerogativa. Ho visto che fate un ampio uso di musica elettronica. Come scegliete i vostri brani? Quale genere si sposa meglio al vostro lavoro?

Noi non ci basiamo su di una tipologia di musica specifica prima di iniziare un progetto. Noi partiamo dal concetto del lavoro e da lì andiamo a cercare una musica che ci sembra idonea a quella rappresentazione. In questo caso abbiamo varie tipologie di musiche diverse. Nel video ne abbiamo tre ma siccome lo spettacolo è stato ampliato abbiamo poi introdotto suoni e musiche aggoiuntive, musiche i cui suoni sono destrutturati. Ci sono ad esempio le musiche scelte per le coreografie vincitrici del bando XL, che erano state selezionate per correlare la danza (…). In Glitch/Loop la musica è decisamente “glitch”, cioè musica elettronica che ti riporta a sensazioni di frenesia e soprattutto di non regolarità (…). Per il momento di pausa con la sigaretta ci si richiama un po’ alla Pop Art anni ’80, per cui abbiamo scelto una musica funky più asciutta, raccontando un momento in cui la sigaretta era un simbolo particolarmente in voga, entrato nel sistema come un momento di pausa, senza che la gente si rendesse conto che era uno svago che poi finiva con l’uccidere.

Quanto tempo impiegate per dare vita a uno spettacolo? Parliamo in generale e non solo di Glitch-project.

Quando c’è una buona sinergia fra me e Nicola Picardi una volta chiusi in studio in una o due settimane abbiamo già il concetto pronto e poi c’è da rielaborare. Ma essendo tutto creato da noi e sui nostri corpi, il movimento è molto diverso rispetto a quando devi insegnare a un altro ballerino cosa fare, quindi mettendo subito tutto sul nostro corpo, la velocità è maggiore. In un paio di settimane si chiude il concetto e  poi per ottimizzarlo ci vuole un’altra settimana, parlando di un impegno di tutti i giorni. Diciamo che 2 o 3 settimane sono una buona media. Poi dipende anche dai progetti: se il progetto finale è di un’ora allora può accadere che in tre settimane si riesca a fare tutto. La regia dei video è curata da me, ho anche una passione in quel senso, quindi è stato tutto più semplice perché il risultato era come me lo ero immaginato, si complica se devi dare l’incarico ad altri. Come puoi immaginare, l’inquadratura a cui pensi anche un esperto la realizza in modo diverso: solo tu sai che cosa hai in testa e come vuoi che questa poi sia. Noi abbiamo pensato a Glitch già tre anni fa quando io ero a Londra e Nicola impegnato altrove e ci incontravamo per portare avanti il progetto a seconda della disponibilità di entrambi.

Quanto tempo trascorrete in studio?

Dipende dai lavori e dai periodi. Essendo io e Nicola impegnati anche in altre attività, in genere quando ci troviamo per provare le ore sono tante: oggi ad esempio ci siamo incontrati prima delle 11 e alle 16.30 eravamo ancora in studio, 5 o 6 ore… Perchè la danza che noi facciamo in video sembra leggera ma in realtà, lo noterai allo spettacolo, è molto fisica e molto faticosa; diverso è rendere lo spettacolo per un pubblico live e per un video. Abbiamo rielaborato la performance, ma le coreografie sono comunque molto sostenute e impegnative.

INFO

Danza Urbana 2018
Tutto il programma qui

Glitch-project di e con Francesco Capuano e Nicola Picardi
Bologna, Piazza del Nettuno
martedì 4 settembre, ore 18:00

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