Krononaut. Il nuovo progetto di Leo Abrahams in bilico fra jazz ed elettronica

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Krononaut (Album cover, Tak:til - 4 sep 2020)

KRONONAUT – Nasce con contributi d’eccezione il primo album dei Kronanut, dal titolo eponimo, uno dei più interessanti ensamble di jazz sperimentale ed elettronica del panorama contemporaneo. Etichetta Glitterbeat / Tak:til Records.

Il progetto nasce nella prolifica scena del jazz sperimentale londinese e vede la collaborazione fra il chitarrista produttore Leo Abrahams (Brian Eno, Imogen Heap, Jon Hopkins) e il batterista Martin France (Nils Petter Molvær, Evan Parker) con l’intervento di altri musicisti.

Il lavoro si muove in un perimetro sonoro che fonde una serie di influenze che attraversano il jazz sperimentale e la musica ambient.

Tra gli ospiti di pregio del disco Arve Henriksen alla tromba e il sassofonista statunitense Matana Roberts ai sassofoni, due dei personaggi iconici degli ultimi anni del post-jazz più contaminato con la sperimentazione, mentre al basso troviamo Tim Harries (June Tabor, Byrne & Eno) e Shahzad Ismaily (Tom Waits, Laurie Anderson, Marc Ribot). Il disco è stato inciso essenzialmente in due sessioni dando luogo a dieci paesaggi sonori che si muovono all’interno di atmosfere aeree e minimali e fasi più ritmiche e astratte. La tromba filtrata di Henriksen evoca suggestioni timbriche quasi flautistiche e sospese, in bilico fra Jon Hassell e un certo astrattismo free, ma ci pensa Abrahams stesso ad evitare parti di chitarra troppo incastrate nei modi convenzionali e tipici del jazz, proponendo assoli e interventi rumoristici e completamente atonali.

Il brano “Jena”, che apre il disco, fa parte delle sessions con  Arve Henriksen, ed è proprio la sua tromba astratta di matrice “hasseliana” che caratterizza il brano, una ballad suggestiva e atonale, “Mob Kindu” è un brano più ritmico su un tempo spazzolato dalla batteria sul rullante e una chitarra effettata con un pitch shifter dissonante, che esegue una linea spezzettata e “glitchata” di chitarra. Il brano si evolve con uno sviluppo quasi free di basso e chitarra. “Leaving Alhambra” è un brano che si apre ambientale con suoni elettronici e un tema flautato che poi evolve su un groove nervoso, sul quale si muove una chitarra filtrata nel ring modulator.

“Location 14” è un brano asimmetrico che si muove su accordi misteriosi e che cresce su un groove incalzante di Martin France; “Power Low” si apre in modo puntillistico e frammentario ma si sviluppa come improvvisazione rumoristica e atonale. “Cold Blood” è una ballad astratta che si chiude su un intervento di tromba filtrata di Arve Henriksen su un ostinato di basso. Il trombettista è presente anche su “Visions Of The Cross”, anche qui un brano molto ambientale e asimmetrico.

“Wealth Of Nations“ si apre in modo minimale e vi compare Matana Roberts. Il tenor-sassofonista si muove in modo disinvolto con il suo solismo spigoloso sugli accordi astratti, tenuti dalla sezione ritmica anche nel pezzo successivo “Examen” e sull’astratto “Convocation”.

“Krononaut” si muove sul binario dell’improvvisazione collettiva tentando di tenerla coesa attraverso una serie di atmosfere soffuse e astratte, un po’ come avveniva sulle produzioni ECM degli anni ’70 di vari autori scandinavi, ma, specie nelle parti della chitarra, rifuggendo dai modelli precostituiti preferendo cercare soluzioni più legate all’esplorazione sonora e alla manipolazione timbrica. Ed è proprio il lavoro di Leo Abrahams a portare i brani in direzioni meno consuete, evitando un approccio solistico di tipo tradizionale ed evitando cliché ormai tipici di un certo jazz sperimentale. Un lavoro interessante che coniuga l’esperienza improvvisativa del jazz con le suggestioni interiori dell’ambient.

INFO

ALBUM: KRONONAUT
Artista:
Krononaut
Etichetta: 
Tak:Til records (4 sep 2020)
Disponibile in streaming / MP3 / CD Audio.

Buy on Amazon: https://amzn.to/3rgX7f6
Artist Page: https://kr0n0naut.bandcamp.com/album/krononaut

 

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Elettronicista e contorsionista sonoro, deformatore di immagini in movimento, suonatore di chitarre spaziali ha ideato e condotto vari deliri radiofonici nell’etere romano. E’ divenuto produttore con la sua label “Eclectic” dei suoi progetti sonori technoidi pubblicando decine di dischi. Laureato in Scienze della Comunicazione si occupa di marketing delle nuove tecnologie e scrive delle sue allucinazioni uditive su varie webzines musicali

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