Incredibile India Fuori dalle rotte convenzionali e lontano dai cliché turistici, il racconto di un paese antico e dalle mille sfaccettature. Alla scoperta di un'India senza veli, tra architetture da sogno, città sovraffollate e una popolazione in lotta per la sopravvivenza quotidiana

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DELHI, AGRA, JAIPUR, JAISALMER – Luoghi incredibili che ogni guida turistica è in grado di raccontare. Ma che racchiudono anche un’anima complessa, fatta di storie quotidiane ed emozioni forti, saperi millenari e saggezza popolare, non sempre facile da cogliere. Un’anima che forse sta altrove, nascosta tra la gente e il fluire caotico e imprevedibile della vita di tutti i giorni. 

Ah, India! Siamo arrivati da appena 5 giorni e già ci hai travolto con talmente tante emozioni (tutte fortissime) che ci sembra di essere qui da secoli.

L’India la si ama o la si odia, dicono.
L’India la ami e la odi a fasi alterne, dico io. E spesso a intervalli di pochi secondi l’uno dall’altro, in un’ottovolante di emozioni contrastanti in cui è difficile raccapezzarsi.

È un paese troppo grande, l’India, per poter dare benessere a tutti i suoi cittadini e questo, sommato al sistema delle caste, forma un mix talmente esplosivo – l’85% degli indiani non mangiano da quanto il mix è esplosivo – che per anni li ha costretti a farsi furbi per mangiare e un turista è una preda, cibo, e come tale va cacciata.

Ebbene si, arrivi in India e sei il gradino più basso della catena alimentare, parte la caccia e anche noi ad un certo punto siamo stati catturati. Quando te ne accorgi sale il nervoso, un misto di rabbia e frustrazione che si amplifica non appena ti rendi conto che sei stato fregato sui prezzi, ti hanno fatto viaggiare in un treno notturno per più di 12 ore e sei stata malissimo. Un viaggio infernale e interminabile trascorso tra un tanfo insopportabile, la mancanza d’aria e di posto per te e lo zaino, il costante dondolio oscillatorio del treno, il poco dormire e la pessima sensazione di essere cornuto e mazziato.

Questo è il punto più basso dell’ottovolante, arrivato a conclusione del giorno cinque, dopo un tour del triangolo d’oro a Delhi, Agra e Jaipur, costellato da tutt’altre premesse e di cui conserviamo ricordi fantastici.

Delhi: Dire che Delhi è caotica non rende l’idea. Qui la popolazione è almeno il doppio dello spazio disponibile, un costante andirivieni senza regole di persone e mezzi motorizzati che suonano il clacson, sempre e continuamente il clacson. Non l’abbiamo vista bene, Delhi, ma ci torneremo.
Agra: il forte di Agra e il Taj Mahal sono uno spettacolo che toglie il fiato. Un’opulenza e una grandiosità davvero da mille e una notte, con tocchi architettonici geniali che colpiscono i sensi e illusioni ottiche che stordiscono, davvero sorprendenti.
Jaipur: la città rosa che con il suo forte, le mura e il palazzo Reale ci ha fatto fare un tuffo in un mondo diametralmente opposto rispetto a tutto quanto visto finora in India fuori da questi luoghi.

È da Jaipur, alle 11:45 pm, che parte il nostro treno-calvario che arriva alla stazione di Jaisalmer alle 12:10 pm del giorno dopo, dove ci attendono altre brutte sorprese, perchè l’hotel non corrisponde per nulla alle foto che ci hanno mostrato al momento della prenotazione. E la cosa non dovrebbe stupirci, visto che lo abbiamo prenotato tramite lo stesso “tour operator” locale che ci ha venduto anche il biglietto del treno. Che fare? Cerchi di non farti rovinare troppo il soggiorno dai pensieri negativi ed esci verso sera per un lassi” (bevanda a base di yogurt, acqua e spezie tipica dell’India) prima di cena, ma lo stress accumulato, sommato alla stanchezza, c’è e si sente.

Arrivati sul posto incontriamo un gruppo di quattro turisti provenienti dalla Gran Bretagna e tra un consiglio e qualche chiacchiera ci scambiamo anche il racconto delle reciproche disavventure, che diventano presto ricordi indelebili e forieri di risate.

Il proprietario del posto è davvero simpatico oltre che una brava persona – le brave persone in India ci sono e, così come tante altre sono maestri di furbizia, loro lo sono di gentilezza e ospitalità. Tre persone in particolare ci rimarranno nel cuore tra quelle incontrate fino ad ora: il nostro guidatore, la guida di Agra e il proprietario del negozio di “lassi”, il quale ci dice una frase che ci ha fatto cambiare prospettiva:

“In one hand you have 5 fingers my friend, and they’re all different. That is Incredible India”.

E ha ragione, non si fa di tutta l’erba un fascio e bisogna prendere il buono da ogni cosa. Ci ha mostrato come evitare le 18 ore del viaggio di ritorno che avremmo dovuto affrontare sullo stesso treno, fino a Delhi tra quattro giorni, facendone solo cinque di treno e prendendo poi un aereo interno. Stiamo lottando con le unghie e con i denti per cancellare la prenotazione e farci rifondere anche solo in parte i biglietti del ritorno, con i quali pagheremmo l’altra opzione. L’idea di non riuscirci crea nuova tensione perché sarebbe l’ennesima ingiustizia – considerando che i biglietti non ci sono ancora arrivati e con quello che abbiamo speso ci mangiamo quasi una settimana in due – ma è anche vero che in fin dei conti 7500 rupie sono circa 100 euro e rodersi lo stomaco rovinandoci l’esperienza costa molto di più.

E così in una calda sera a Jaisalmer, ammirando il forte illuminato dalla finestra, io e mio marito Marco arriviamo alla conclusione che l’India sia incredibile davvero, come la lezione di vita pagata 100 euro. Il viaggio continua e saremo di nuovo vittima della catena alimentare, ma questa volta con nuove abilità acquisite perché, come dice Darwin, sopravvive chi si adatta.

FOTO CREDITS: Ph. Marco Pollastri, copyright 2018 (All Rights Reserved. Use by Permission). Iger profile: @marco_pollastri

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