Romanticismo e ironia alla francese. “Tutti in Piedi” di Franck Dubosc | ANTEPRIME Una commedia romantica che tocca con irriverenza e buon gusto il vasto tema della disabilità, passando dallo sport al tabù del sesso. Leggera, frizzante, spassosa, intelligente, vitale. Dal 27 settembre al cinema

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Tutti in Piedi, di Franck Dubosc - dal 27 settembre AL CINEMA

TUTTI IN PIEDI – Protagonismo maschile, sesso, amore, disabilità. Un tripudio di spunti culturalmente bollenti trattati con delicata ironia e l’intelligente irriverenza della commedia alla francese. Regia di Franck Dubosc. Con Franck Dubosc, Alexandra Lamy, Elsa Zylberstein, Gérard Darmon, Caroline Anglade, Laurent Bateau, Claude Brasseur, François-Xavier Demaison. Genere: COMMEDIA (Francia, Belgio 2018). AL CINEMA dal 27 settembre 2018. Distribuito da Visio Distribution. Durata 107 minuti.

La comicità è una cosa seria. Per scherzare o ironizzare su un determinato argomento bisogna conoscerlo bene, abbracciarlo, accoglierlo nella propria vita, bisogna averci fatto pace. Il cinema francese ha fatto della commedia consapevole un cavallo di battaglia, un’arte immediatamente riconoscibile per la sua raffinata cattiveria. Ne è esempio perfetto l’ultimo film diretto e interpretato da Franck Dubosc, che con “Tutti in piedi” va prendersi le risate dove la commedia romantica si interseca con l’autoironia e con la ritrattistica sociale.

“Tutti in piedi”, che esce al cinema il 27 settembre, è un tripudio di spunti culturalmente bollenti. Jocelyn è il dirigente di un’azienda di successo a Parigi, ha quasi cinquant’anni ma esorcizza l’ansia di invecchiare con l’esercizio, continui controlli medici e una vita sessuale attiva, sfrontata e apertamente tossica. Jocelyn è il classico sciupa-femmine che commetterebbe la più ignobile delle azioni pur di ingraziarsi le sue giovani e tenere prede. Perché di prede si tratta. La menzogna è solo la più blanda delle armi a disposizione del latin lover, che arriva fino al punto di fingersi paraplegico, in sedia a rotelle, per fare colpo sulla vicina di casa, che di mestiere (non a caso) fa l’assistente domiciliare.

Nonostante gli sforzi e la finzione articolata, la vicina gli sfugge e gli presenta invece la sorella, violinista affermata e veramente costretta in sedie a rotelle da un incidente automobilistico. L’attrazione che Jocelyn prova per Florence (fomentato da un genuino interesse emotivo, tanto per cambiare) lo spinge a prolungare la messa in scena, che assume pian piano lo forma di un cammino (oops) di redenzione. Jocelyn si espone, gradualmente cala la maschera del macho, della mascolinità stereotipata, della realizzazione artificiosa e smette di esorcizzare la sua paura e il suo dolore con i cliché.

Sebbene “Tutti in piedi” parta come apparente palcoscenico a senso unico per il protagonista maschile, che si reputa decisamente più abile di quanto non sia, il finale è tutto per Florence, per la sua forza e la sua consapevolezza, la stessa che rende l’intero film qualcosa di più di una commedia romantica.

Con la tipica delicatezza della ormai tradizionale comicità alla francese, Dubosc tocca con irriverenza e buon gusto il vasto tema della disabilità, passando dallo sport al tabù del sesso. Il tono è sempre leggero, frizzante, vitale e non si lascia mai attrarre dallo struggimento facile, preferendo affidare i momenti più cupi alla sapienza pungente del tragicomico.

INFO

Tutti in Piedi di Franck Dubosc. AL CINEMA dal 27 settembre 2018.
Durata 107 minuti. Distribuito da Visio Distribution

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