“Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics, Italia 1918–1943″. A Milano fino al 25 giugno

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MILANO – Volge al termine una delle mostre più discusse e interessanti dell’anno, aperta il 18 febbraio e visibile ancora fino al 25 giugno 2018 presso la Fondazione Prada, a cura di Germano Celant.

Post Zang Tumb Tuuum: questo il titolo della mostra, un po’ fuorviante e non facilmente memorizzabile, ripreso da un’opera del 1914 di Filippo Tommaso Marinetti, uno dei massimi esponenti del Futurismo, che ripercorre l’arte e la cultura italiana tra le due guerre mondiali, analizzando il contesto spaziale e temporale e al contempo quello socio-politico in cui le opere sono state create.

Attraverso un vasto corpus comprendente ben 600 opere e circa 800 documenti originali, Germano Celant racconta 25 anni di storia, il periodo compreso tra il 1918 e il 1943, periodo contraddistinto da un grande eclettismo dal punto di vista artistico e da una profonda crisi sul piano socio-politico con l’affermazione del fascismo.

Uno dei punti cardine di questa esposizione è dunque l’ambiente politico che soprattutto nel periodo in esame rappresenta un elemento imprescindibile per comprendere le opere e i movimenti artistici sviluppatisi in quegli anni, profondamente intrisi di messaggi, sentimenti ed ideologie del tempo. In tal senso va recepita la scelta di esporre fotografie e documenti ritraenti atelier degli artisti, mostre ed eventi pubblici, volte a documentare le situazioni in cui le opere sono state realizzate, consentendo in molti casi all’osservatore di visualizzarle nelle loro collocazioni originali.

Come affermato da Germano Celant, infatti, i documenti ritrovati e presentati in questo progetto “sintetizzano la funzione comunicativa dell’opera d’arte, offrono una storia reale, fuori dalla trattazione teorica dell’artefatto”; funzionano come mezzi di “cultural understanding”, per usare l’espressione di David Summers, che “garantiscono all’oggetto d’arte un territorio particolare, quello di apparire ad un’audience allargata, in determinate situazioni sociali e politiche”.

La mostra offre quindi allo spettatore un’occasione importante per approfondire un periodo storico nel quale l’arte ha certamente risentito degli avvenimenti socio-politici. Percorrendo le varie sale si avrà come la sensazione di compiere un viaggio a ritroso, rivivendo l’atmosfera cupa del regime fascista e il fervore dei talentuosi artisti del tempo che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dell’arte.

Lungo il percorso espositivo, suddiviso tra galleria Sud, Deposito, galleria Nord e Podium e scandito da approfondimenti tematici dedicati a politici e intellettuali come Bottai, Gobetti, Gramsci, Levi ecc., il visitatore si trova al cospetto di opere estremamente rilevanti come “La città che sale” di Boccioni (1910-11) o ancora un’altra importante opera futurista quale “Marinetti temporale patriottico (1924) di Depero. Proprio con un focus su Filippo Tommaso Marinetti si apre, infatti, la prima parte dell’esposizione, dedicata al Futurismo, che ci presenta questo eclettico artista e il suo Manifesto del Futurismo del 1909, attraverso il quale ha avuto inizio la prima avanguardia d’Italia del Novecento, nonché una vera e propria rinascita dell’arte italiana.

Da qui si possono ammirare le opere di Medardo Rosso e Gaetano Previati, testimoni degli influssi provenienti dall’Impressionismo e dal Divisionismo, per poi proseguire con artisti del calibro di Sironi e Carlo Carrà, Romolo Romani, gli artisti della Scuola Romana come Mario Mafai e Scipione e ancora Carlo Levi, Fausto Melotti, Mino Maccari con la serie dei Dux, Marino Marini, Giorgio Morandi e Alberto Savinio. Si passa quindi attraverso le sperimentazioni fotodinamiche di Anton Giulio Bragaglia, i ritratti fotografici di Elio Luxardo, il design di Bruno Munari e Giò Ponti, le arti decorative e in maniera particolare la pubblicità, che soprattutto in quegli anni fu fondamentale per la politica.

Al di là di tutto, si tratta di una mostra “coraggiosa e spettacolare”, che oltre ad approfondire un periodo certamente ricco di influssi e novità dal punto di visto artistico ci permette di raccontare, soprattutto alle generazioni più giovani, una delle pagine più dure e difficili del periodo fascista. A tal proposito, trovo assolutamente vincente l’idea di ricostruire, in alcune sale, gli ambienti di quel determinato periodo mediante l’uso di tappezzerie a sfondo grigio ed elementi di arredo e soprattutto l’ingrandimento in scala reale di immagini storiche, che permettono al visitatore di vedere i “Gatti futuristi” di Giacomo Balla esattamente come erano esposti alle pareti della Biennale di Roma nel 1925, o ancora le sculture di Adolfo Wildt, i dipinti di Morandi e Mario Sironi, Filippo De Pisis e tanti altri per un totale di ben 24 ricostruzioni.

Da non perdere i 29 cinegiornali muti o con il sonoro originale, visibili all’interno del Cinema della Fondazione Prada, che vanno ad integrare il lungo racconto socio-politico già delineato attraverso le opere e i documenti in mostra, e che allo stesso tempo evidenziano come anche il cinema fu adoperato in qualità di strumento propagandistico d’eccellenza per diffondere le nuove ideologie.

INFO

“Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943”
18 Febbraio – 25 Giugno 2018
Fondazione Prada,
LARGO ISARCO, 2 – MILANO
Mail: info@fondazioneprada.org | Tel.: +39 02 5666 2611
Sito ufficiale: www.fondazioneprada.org

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Curatore mostre indipendente con esperienze in ambito museale, si occupa di arte a 360 gradi, passando dall'interesse per i codici miniati medievali all'arte contemporanea e alla moda. Convinta che l'arte eserciti un notevole influsso sull'anima, ama visitare esposizioni temporanee e musei, dedicandosi anche ad altre attività artistiche quali la musica, il canto e la scrittura. E' laureata in storia dell'arte moderna e nel 2014 ha pubblicato un romanzo dal titolo "L'odiato amore", distribuito da LaFeltrinelli.it

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