“La candela per far luce deve consumarsi”. Le opere di Nicola Samorì si confrontano a Pesaro con gli antichi capolavori delle collezioni permanenti In mostra a Pesaro presso il Centro Arti Visive Pescheria, l'esposizione dedicata alle opere del forlivese Nicola Samorì. Stranianante, inquietante e meraviglioso incontro fra antico e moderno, rinascimentale e informale. Fino al 1° Ottobre 2017

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Nicola Samorì, esposizione

PESARO – Sarà visibile fino al 1° Ottobre 2017 l’originale mostra “La candela per far luce deve consumarsi”, allestita presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, dove le opere dell’artista contemporaneo Nicola Samorì si confrontano con le immagini antiche appartenenti alle collezioni dei Musei Civici Pesaresi, illuminandosi, per così dire, di reciproca consunzione.

“La candela per far luce deve consumarsi”. Il titolo della mostra allude a un pensiero di Carlo Borromeo basato sull’idea della luminosa consunzione, concetto che riverbera con forza da ogni opera esposta nei due luoghi scelti per la mostra, l’antica Pescheria e l’adiacente Chiesa del Suffragio: dalle opere di Samorì, che da sempre attingono a piene mani dai maestri rinascimentali e dal chiaroscuro barocco con un segno che sfregia, scalfisce, scortica la tela e la presunta intangibilità dei volti, alle immagini ‘sacre’ delle collezioni dei Musei Civici, in larga parte recuperate da depositi e per questo esse stesse scalfite, naturalmente deturpate e in attesa di restauro.

Un doppio allestimento che affianca e mette in relazione tra loro passato e presente, in un dialogo “inedito” fra antichità e contemporaneità nel quale le opere dell’artista romagnolo e le immagini sacre del patrimonio artistico museale pesarese si confrontano e rivelano peculiarità che le accomunano.

Un progetto per il quale Samorì si è lasciato guidare e ispirare dalla natura del luogo così come dalle sorprendenti analogie scoperte tra la propria opera e i reperti antichi, recanti su di se i segni della loro stessa storia.

Durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale infatti, nel 1944, l’ala destra di Palazzo Mosca venne distrutta e a seguito dell’episodio scomparvero una ventina di opere di pregio tra le quali “Cristo e un manigoldo” del bolognese Giuseppe Maria Crespi. Il dipinto è poi riapparso durante i lavori di sgombero delle macerie. La superficie sfregiata del dipinto ha però restituito un occhio illeso circondato da ampie lacune; un ritorno inatteso del metallo, visivamente simile agli olii su rame di Samorì. Proprio questa immagine compromessa ha fatto da pretesto per l’esposizione e fornito le basi alla sua atipica ideazione, in un confronto fra il nuovo e l’antico che pone lo spettatore, diviso, fra l’antico deturpato dal tempo e un nuovo volutamente deturpato dall’artista.

I “segni” di Samorì sulle sue opere le caratterizzano in maniera evidente, rendendo subito riconoscibile la mano dell’autore. E questo avviene sia per i dipinti che per le sculture.

Nell’Antica Pescheria due semplici traiettorie: una orizzontale e l’altra verticale, corrispondenti al mare e agli alberi, vengono a sommarsi ai volumi dell’edificio seguendo un’idea dell’artista romagnolo. Cinque sculture lignee antropomorfe, alte più di tre metri, corrono in parallelo alle colonne di pietra disegnando una teoria verticale che si contrappone ad un’ipotetica linea dell’orizzonte ottenuta da una raccolta di antiche marine pesaresi poste a parete.

La chiesa del Suffragio, un edificio a pianta dodecagonale non più destinato al culto dal 1888, è stata rivisitata come una “vasca dei martiri”, dove sono stati posti i dipinti di Samorì – uno dei quali collocato all’interno di una imponente cornice seicentesca di fattura napoletana proveniente dalle collezioni civiche – insieme al Crespi e a un Cristo deposto di Nicola Zafuri. Al centro della stanza una scultura di cinque metri che polarizza i movimenti della pittura.

Nel suo complesso, l’intervento nei due spazi – ripensati per la contemporaneità – rivela come le immagini sacre possano ‘rinascere’ e acquisire un significato diverso dentro uno spazio museale, forse ancor più di quanto non accada nei luoghi preposti al culto.

Nel percorso espositivo si contempla anche il rapporto che regola natura e artificio,  tematica  trasversale a ogni epoca artistica. È in tale prospettiva che si pone la scelta di collocare una scultura realizzata dall’artista in marmo bianco di Carrara nella sala Bellini di Palazzo Mosca, di fronte a un capolavoro assoluto del Rinascimento quale l’Incoronazione della Vergine di Giovanni Bellini stesso.

L’esposizione è a cura di Marcello Smarrelli, ed è promossa dall’Assessorato alla Bellezza del Comune di Pesaro con Sistema Museo.

INFO

NICOLA SAMORÌ
La candela per far luce deve consumarsi​

Dal 7 Luglio al 1 Ottobre 2017
CENTRO ARTI VISIVE PESCHERIA
Corso XI settembre 184, Pesaro
Orario
Da martedì a domenica h 16.30 -19.30 / lunedì chiuso
Ingresso con Card Pesaro Cult
TeL.  0721 387541 pesaro@sistemamuseo.it

L’artista
Nato a Forlì nel 1977, Nicola Samorì vive a Bagnacavallo (Ra). Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2004 ha in attivo un numero consistente di importanti esposizioni fra le quali ricodiamo: Dei Miti Memorie alla Central TAFE Gallery di Perth (2003); Sine die al Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina (2007); Arte Italiana 1968-2007. Pittura a Palazzo Reale, Milano; Not so private. With my tongue in my cheek a Villa delle Rose di Bologna (2008). Nel 2010 affiorano le prime scorticature della superficie pittorica: il rovescio della forma si espone in tutta la sua freschezza e brutalità come pelle strappata; processo chiaramente leggibile nella mostra Imaginifragus alla Christian Ehrentraut Gallery di Berlino (2011). Il biennio di lavoro 2010/2012 è confluito nella prima mostra museale all’estero, dal titolo Fegefeuer, ospitata dalla Kunsthalle di Tubingen (settembre-dicembre 2012). Del gennaio 2013 è Die Verwinding, personale alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena; in quest’occasione ‘l’artista ha finito per castigare ciò che aveva composto, giungendo così all’inevitabile e irrinunciabile assassinio della pittura.’  Stando alle parole di Alberto Zanchetta. Nel 2014 si sono succedute mostre personali e collettive allo Schauwerk di Sindelfingen, al MAC di Lissone, alla Kunsthalle di Kiel e negli interrati palladiani di Palazzo Chiricati a Vicenza. Nel 2015 l’artista è stato selezionato per rappresentare l’Italia alla 56. edizione della Biennale di Venezia. Nello stesso anno ha partecipato a Gare du Nord presso il Teatro Anatomico di Amsterdam, a Gare du Sud nel Teatro Anatomico dell’Archiginnasio di Bologna; il TRAFO Centre for Contemporary Art di Szczecin gli invece ha dedicato una vasta personale. Nel 2016, dopo il primo progetto personale alla Galleria Monitor di Roma, la Galerie EIGEN+ART ha presentato un solo show nella sua sede di Lipsia cui ha fatto seguito la partecipazione alla 16a Quadriennale di Roma. Nell’aprile 2017 ha partecipato alla mostra Art in Art presso il MOCAK di Kraków.

Il luogo
ll Centro Arti Visive Pescheria, nato nel 1996 come istituzione comunale con la missione di promuovere mostre di arte contemporanea e design, in venti anni di attività ha ospitato mostre di protagonisti della scena nazionale e internazionale come Enzo Cucchi, Giuseppe Penone, Tony Cragg, Mimmo Paladino, Eliseo Mattiacci, Jannis Kounellis. Particolare attenzione è sempre stata rivolta alla fotografia – con personali di Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Candida Hofer e Gabriele Basilico – oltre che alla promozione degli artisti italiani emergenti. Il Centro ‘occupa’ i locali dell’antico mercato del pesce (la costruzione dell’edificio risale al triennio 1821-’23 su progetto dell’ingegner Pompeo Mancini) e della secentesca chiesa del Suffragio, uno spettacolare e suggestivo ambiente a pianta dodecagonale adiacente alla Pescheria. Coinvolto da un restauro nel 2016, il Centro Arti Visive Pescheria è pronto ad accogliere esposizioni d’arte ma anche eventi come concerti, incontri e spettacoli di teatro e danza, confermandosi nel suo ruolo di ‘osservatorio’ puntato sulla produzione contemporanea, trasversale a discipline diverse.

 

 

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