Oltre la maschera. Conversazione con Hajo Schüler, creatore delle maschere eloquenti dei Familie Flöz | INTERVISTA Tornano a Bologna i Familie Flöz, al Teatro Celebrazioni il 15 e il 16 marzo 2019 con Dr Nest, il loro ultimo e acclamato spettacolo.

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Familie Flöz

BOLOGNA — Familie Flöz è una delle più celebri compagnie teatrali esistenti ad aver fatto della comunicazione non verbale il suo vessillo. Con Dr Nest, il suo ultimo spettacolo, la compagnia tedesca Familie Flöz arriverà sul palcoscenico del Teatro Celebrazioni di Bologna nelle sere del 15 e 16 marzo 2019, alle 21.00

Familie Flöz. Spettacoli di successo, performance accattivanti, ironiche, divertenti, che raccontano storie tanto ricche di umorismo quanto intrise di poesia senza proferir verbo. Bandito dal palcoscenico ogni uso della parola, armati di una gestualità esplicita che fa affidamento in tutto e per tutto al corpo, accompagnati dall’imprescindibile “maschera”, anima e origine del teatro sin dagli albori, gli attori della compagnia tedesca comunicano con il pubblico più eterogeneo, superando ogni barriera linguistica o culturale.

Dr. Nest è il loro ultimo spettacolo. La trama è semplice.  «Villa Blanca» è il luogo in cui la storia prende vita. Si tratta di una casa di cura nella quale il dottor Nest, giovane medico, presta servizio. «Villa Blanca» è un crocevia di destini alla deriva e di anime straniate. Curiosità da un lato e sete di conoscenza dall’altro, spingono Dr Nest a confrontarsi con fenomeni insoliti e misteriosi. Pazienti dagli sbiaditi e confusi ricordi, i cui corpi sono avulsi da ogni forma di volontà, le personalità dissociate e allucinate insieme rischieranno di condurre, a loro volta, il medico sul baratro della pazzia. Il confine incerto fra normalità e anomalia, fra conscio e inconscio, fra sanità e malattia si farà sempre più sottile.

Con questo nuovo spettacolo Familie Flöz indaga i meandri misteriosi del cervello umano e i suoi molteplici lati oscuri. «Villa Blanca» si apre a noi con i suoi segreti per rivelarci due diversi modi di essere disperati, assurdi o bizzarri: quello dei pazienti ma anche quello del personale della villa.

Con un certo anticipo sulla data bolognese, incontriamo a Berlino Hajo Schüler, regista e fondatore della compagnia Familie Flöz, nonché il creatore delle particolarissime maschere indossate in scena dagli attori. Insieme a lui parleremo dello spettacolo e non solo.

    ***INTERVISTA A HAJO SCHÜLER FONDATORE E REGISTA DEI FAMILIE FLÖZ ***

La maschera è un elemento che nasce praticamente con il teatro. Riportarla alla contemporaneità potrebbe sembrare anacronistico eppure i vostri spettacoli funzionano bene. Qual è la magia che c’è dietro?

La maschera ha la capacità di far sentir presente sia il pubblico che l’attore. E quindi per noi la maschera non dipende da scelte estetiche ma piuttosto dal fatto che ci interessano sia il rapporto che la qualità della comunicazione con il pubblico. E lì la maschera è uno strumento tattico perché è proprio così che la storia accade. La maschera  è uno strumento, è uno schermo dal quale il pubblico vede la sua realtà e per questo, secondo me, funziona anche oggi: la maschera è uno strumento per comunicare, niente di più.

Qual è il limite della comunicazione non verbale? Esiste qualche vincolo per un teatro che dà spazio solo al corpo e al gesto? Le parole, secondo voi, fuorviano?

Il teatro, secondo me, prima di tutto è un incontro di corpi: la particolarità è che il pubblico è presente col proprio corpo e gli attori sono anch’essi presenti lì nella loro fisicità. La maschera mette al centro del discorso il nostro corpo. I nostri corpi sono pieni di storie, sono pieni di lingua: pensieri, fantasie, paure. Ma ciò non significa che il testo non sia presente. Secondo me questo è il centro del nostro lavoro: far comunque sentire il testo anche se non è presente nel nostro lavoro. Il pubblico poi è un grande specialista del linguaggio del corpo anche se non ne è cosciente. Io credo che, durante gli spettacoli, il pubblico si renda conto e capisca tutto perché c’è già questa profondità nel corpo stesso.

Come organizzate il vostro lavoro ora che siete numericamente cresciuti rispetto i primi anni?

Ogni spettacolo comprende un certo numero di persone che ci lavora. Ora siamo circa tra i 10 e i 15 membri. Il nostro è un lavoro piuttosto collettivo perché gli attori sono anche autori sia del loro personaggio che della loro parte. Questo naturalmente richiede tempo ma dà la possibilità ad ognuno di noi di mettere le proprie passioni e il proprio talento e le proprie storie all’interno di una creazione e di un pezzo.

Quanto tempo richiede dare vita a ogni nuovo spettacolo?

Quando cominciamo qualsiasi cosa non abbiamo testi scritti, questi si realizzano a mano a mano che facciamo le prove. Di solito occorrono attorno ai quattro mesi. Talvolta prendiamo delle pause perché bisogna costruire le maschere che vengono ricostruite per ogni nuovo spettacolo. Questo prende tempo. Di certo non stiamo chiusi tutti quei mesi in uno studio perché contemporaneamente stiamo anche lavorando per costruire tante altre cose. Ci “perdiamo” insieme ma troviamo anche insieme il tempo per creare altre cose. Abbiamo uno spirito molto collettivo. E più o meno occorrono circa quattro mesi per dar vita a uno spettacolo.

Siete una compagnia che vive del proprio lavoro e siete sempre in tournée, quindi. 

Sì, anche se adesso qualcosa sta cambiando un pochino. Per esempio, dopo Dr Nest, abbiamo avuto sovvenzioni per uno spettacolo e anche per l’ultimo, che abbiamo realizzato qui a Berlino, per l’Opera. Però sì, è vero, non abbiamo sovvenzioni fisse, in quanto  compagnia. Ecco perché dedichiamo gran parte della nostra vita a fare spettacoli e ad andare in tournée.

Parlando delle tue maschere, come sono realizzate? Come riesci a dare loro quel soffio di vita che le anima in maniera così tangibile?

Per me la cosa interessante è che la maschera è un oggetto incompleto. Viene finito per qualcuno che la guarda, ma bisogna sempre lasciare qualcosa di aperto perché la persona che la guarda, la riempia. E questo è il lavoro interessante quando si crea una maschera: c’è sempre un lavoro di una certa estetica ma c’è sempre questa porta o finestrino lasciato volutamente aperto, per tentare di dare qualcosa in più a questa maschera. Se c’è una cosa che unisce tutte le nostre maschere è questo: sono tutte incomplete, volutamente non finite. Sono molto aperte e ci sono anche tanti errori in una maschera. Ad esempio sono asimmetriche e sono aperte. Normalmente la bocca rimane aperta, io provo a concentrare lì dentro la possibilità di un respiro. Voglio che si percepisca un movimento, all’interno della maschera stessa, poi l’immaginazione farà tutto il resto.

Sono pesanti queste maschere?

No, con il tempo sono migliorate, sono diventate più leggere ma sono fatte in un modo molto artigianale, sono fatte di cartapesta, sono molto semplici ma per l’attore (la maschera, ndr) è un handicap molto forte perché la vista viene molto ridotta, non si respira bene da dietro (la maschera ndr), tutto questo è un lavoro che affatica l’attore, ovviamente, ma il pubblico non lo vede e quindi non lo sa.

INFO
Dr. Nest – Familie Flöz
15 e 16 marzo 2019 ore 21:00
Teatro Celebrazioni
via Saragozza 184, Bologna

BIGLIETTI in vendita presso la biglietteria del teatro oppure online su ticketone.it.

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