Gigi Proietti, tributo a un grande artista Con la scomparsa dell'attore romano se ne va una delle pagine più ricche del teatro contemporaneo. Attore, cantante, regista, doppiatore, ma anche artista istrionico, geniale, poliedrico e grande, immenso comunicatore.

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ROMA — Ci lascia il 2 novembre Gigi Proietti. Un grande. Un grande attore,  comico, cantante, regista, doppiatore, scrittore, poeta. Una vita spesa al servizio dell’arte e da essa quasi sempre generosamente ricompensato. Personalità istrionica di grande carisma, ironia, prontezza di spirito e talento, Proietti aveva calcato il palcoscenico sin da giovanissimo e si era confrontato con i più grandi attori del Novecento, da Carmelo Bene a Vittorio Gassman solo per citarne alcuni, calandosi in una pletora incredibile di ruoli e affrontando ogni genere teatrale, senza dimenticare il cinema, la radio e la televisione.

Nato a Roma il 2 novembre 1940, Proietti si è spento nello stesso giorno del suo ottantesimo  compleanno, emulo in questo dello stesso Shakespeare, i cui poderosi drammi tanto amava e che aveva riportato in scena a partire dal 2003 all’interno di una ricostruzione lignea del Globe Theatre londinese, inaugurata nei giardini di Villa Borghese in occasione del centenario del parco capitolino.

Il progetto culturale, voluto dallo stesso Proietti che del teatro è stato anche il direttore artistico oltreché il regista, vedeva nei giovani i suoi destinatari privilegiati. È a loro che Proietti voleva far conoscere e apprezzare l’opera del Bardo.

L’iniziativa, sin dalla sua nascita, ha incontrato un enorme successo di pubblico registrando oltre 50 mila presenze a stagione. Proietti l’aveva coraggiosamente riaperta a luglio, dopo la prima ondata della pandemia, con un programma che evitava di ripiegare su facili monologhi per tornare a portare in scena spettacoli ‘veri’. Lui stesso aveva poi commentato, con la consueta ironia: “Speriamo non sia una mandrakata, perché Mandrake era convinto di aver fatto una furbata, ma poi non gli andava mica bene”.

Tanti i film da lui interpretati, sia per il cinema  (a partire proprio dall’indimenticabile ruolo di Mandrake nella pellicola cult “Febbre da cavallo” del 1976) che per la televisione. Per quest’ultima restano indelebili i ruoli che lo videro vestire i panni de “Il Maresciallo Rocca” nella serie omonima e di uno straordinario Filippo Neri all’interno della miniserie “Preferisco il Paradiso”.

Moltissimi sono stati gli attori che sotto di lui si sono formati, sin dagli anni ’70, quando aveva dato vita alla scuola di teatro Laboratorio di Esercitazioni Sceniche.

Ed è proprio attorno al teatro che la sua intera carriera artistica ha indubbiamente ruotato con più forza, passione e vigore. Per il teatro il Maestro aveva infatti non solo interpretato ma anche scritto in prima persona diverse opere, lui che era stato anche un poeta. Un cuore generoso che tanto ha saputo dare all’arte e che purtroppo si è fermato proprio nel giorno del suo ultimo compleanno.

R.I.P. Grande Maestro

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