Il vero Natale di Mario

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Ancora una volta la mamma vecchia di Mario lo aveva dimenticato, andandosene prima in crociera e poi dall’altro figlio, quello amato, in Norvegia.

Lui era rimasto da solo. Ancora una volta. Abitava in questo appartamentino minuscolo. Se non fosse stato per quella solitudine che lo attanagliava, specialmente in quei giorni maledetti di Natale… Il Natale! Ogni anno!

Ma l’amico Gilberto gli teneva compagnia. Come i cani adottati al canile o salvati dall’abbandono per la strada, Mario gli era grato. Gilberto adorava mangiare e adorava ancora di più mangiare ciò che gli era stato cucinato. Gilberto dava gioia. Così, anche solo perché presente. In sua presenza chiunque sorrideva.

L’amicizia ha strane radici, che si fanno spazio contorte in un terreno ignoto, dal quale si nutrono accedendo ad esso impavide e coraggiose.

Mario avrebbe tentato di cucinare per lui, perché l’amore, l’affetto, forse la voglia di compagnia, forse la paura dello stare solo, riesce a farti fare anche quello che non sai fare o che detesti fare, come cucinare.

A Gilberto di tutta questa storia del Natale in realtà fregava poco, aveva i suoi affetti solidi da quando era nato, non erano quei giorni che cambiavano la sua vita, anzi, amava tanto il Natale per il buon cibo, i regali e gli addobbi e le vacanze, ricordi scolastici, per lo più. Gilberto, il solare Gilberto, come un sadico monello che con divertenti dispettucci amava fare impazzire gli amici, chissà che risate a pensare al Mario che andava in panico per due piatti da mettere in tavola. E infatti non contento capita che a quella tavola natalizia finisce per invitare anche una terza persona, così, all’improvviso.

“Senti viene a mangiare anche Alberta. È sola. Le hanno cambiato i turni in ospedale all’ultimo minuto”. La telefonata finiva così. Senza diritto di replica. La malinconia diminuisce cedendo il posto all’ansia. Gilberto era fatto così, ti buttava in mare, meglio se ghiacciato visto il periodo, e basta. Anticipando la cena di Natale alla vigilia senza alcun preavviso. Il giorno stesso della vigilia, ovviamente.

Verso le dieci del mattino mentre Mario era in cucina a spinare del pesce per aggiungere qualcosa di tradizionale, complicandosi la vita, perché in realtà le polpette non si sarebbero dovute mangiare alla vigilia, una nuova inattesa chiamata: “Senti è successa una cosa molto triste, l’amica di Alberta ha una figlia di 11 anni che doveva stare con il padre, solo che lo stronzo ha mollato la figlia per andare con la fidanzata a sciare e viene a Bologna, che vogliamo lasciarle sole? Vengono anche loro. Ciao”.

Mario non aveva capito bene se era stato uno scherzo. Non aveva nemmeno fatto in tempo a replicare. L’appuntamento era per le nove di sera. I pesci erano tre. La torta salata una. Le polpette, il dolce, il tavolo era 90×90 e ora ci si doveva stare in cinque! Buttarsi dal quinto piano non era ancora nelle sue corde, ma urlare si! Bestemmie contro Gilberto che era in giro a divertirsi da giorni mentre Mario era solo che cercava di organizzare qualcosa che avrebbe dovuto essere una specie di cena di Natale, cioè della vigilia e anzi, non per due, non per tre ma per cinque, e come risposta alle sue urla: “Senti cocco, ma ti pare che per due spadellate devi rompermi i coglioni così? Ci vediamo alle nove come da accordi. E vergognati, sei senza cuore!” Click. Sconfortato sul divanetto a due posti, Mario si rimise in piedi e si diede da fare integrando qualcosa al desco.

Ore nove del 24 dicembre. Arrivano gli ospiti. Mario impazzito dallo stress, con l’occhio scarno fuori dalle orbite, li riceve, i quattro re magi alla “mangiatoia”, e sorride, nonostante la vergogna per la casa povera, l’ansia, le polpette, il dolce, il tavolo 90×90 e tutto il resto. Gilberto guida la carovana per cinque piani affannato e lamentoso, presenta tutti e nel mentre con tono stizzito chiede a Mario cosa avesse fatto tutti quei giorni e come mai non fosseè ancora tutto pronto e apparecchiato. Gilberto, il caro, come se la rideva.

Federica era una magra giovane mamma di circa 35 anni con la figlia alta uguale. Bastò lei a mettere in pace Mario.

Alle ore ventuno del 24 dicembre Mario iniziò a sorridere finalmente. Lui e quella bambina si sorrisero. I bambini si sa, sono più bravi ad affrontare la vita e non si fermano alle apparenze, anzi non le notano nemmeno. Come che fosse passata la cometa portando la magia del Natale, in quell’appartamentino all’ultimo piano – tra una incasinata single con figlia a carico, una matta perennemente con la ‘maria’ tra le labbra per “curarsi dallo stress”, la ragazzina di 11 anni favolosa – a Mario, superato il primo impatto, parve di essere nella sala da pranzo del castello di Ludwig a Neuschwanstein, in compagnia di una famiglia in intimità da sempre.

Gli odori riempivano la casa. Il forno che riscaldava la stanza. C’era gioia. Un piccolo miracolo prese vita attorno a quella tavola microscopica. Avvicinate lì, strette e comode, cinque vite che nel resto dell’anno combattevano ognuna la sua battaglia per l’esistenza vi assicuro che quella sera, fino alle due di notte, tra mangiare, bere, “fumare” una e parlare gli altri e tanto ridere, tutti deposero le armi e nessuno ebbe di che combattere.

Tutto quello che fu cucinato era riuscito al punto giusto, buonissimo e non rimase una briciola.

Il giorno dopo, anche se era Natale, Mario lo trascorse da solo, con sulle labbra il sorriso di tutti e cinque. Non rivide più nessuno, eppure tutti si ricordarono per sempre di quella serata, che annunciava la festa della nascita di un umanità che spesso finisce dimenticata. E Mario imparò che il vero Natale era quello, anche senza mamme vecchie attorno e anzi, forse, soprattutto senza di loro.

E non ne cercò mai un altro.

***

Il vero Natale di Mario è un inedito racconto breve di Lucio Scarpone, autore di Come uccidere la propria mamma, vecchia, romanzo pubblicato nel 2016 da Bonfirraro editore, a cui si ispira. Per saperne di più su Mario e le sue disavventure, tutti i dettagli sotto. 

Come uccidere la propria mamma, vecchia, Lucio Scarpone - Bonfirraro Editore


Lucio Scarpone 
Come uccidere la propria mamma, vecchia
Editore:
 Bonfirraro

Data di Pubblicazione: luglio 2016
ISBN-10: 8862721293
ISBN-13: 978-8862721295
Pagine: 116
Formato: copertina flessibile
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Lucio Scarpone nasce a Teramo nel 1970. L’adolescenza in Baviera sviluppa il suo iperpragmatismo. Amministra una società di ricerche di mercato, osservatorio che gli permette di monitorare i cambiamenti della società. Sostiene che chiarezza e onestà siano i valori ai quali ambire. Alla scrittura è arrivato avvertendo la necessità di divulgare pensieri complessi in maniera semplice, col fine di accelerare i percorsi individuali a proposito dei cambiamenti epocali che attraversiamo. Senza mai smettere di sorridere. Ha pubblicato nel 2016, per Bonfirraro Editore, Come Uccidere la propria mamma, vecchia, ironica e arguta riflessione in chiave narrativa sulla nuova situazione che la società italiana si trova ad affrontare, la convivenza di vecchi e vecchissimi nello stesso, ristretto, spazio del quotidiano.

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