Da IT a Split, dalle sale a Netflix. Un 2017 da Horror I numeri parlano chiaro, al box office l'orrore ha portato a casa larga parte delle entrate e il pubblico sembra non stancarsene mai. Dalla pioggia di adattamenti kinghiani a un possibile candidato agli Oscar, vediamo cosa ci hanno regalato gli ultimi 12 mesi nel cinema di genere.

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It film 2017

L’anno volge al termine, si avvicina il momento di tirare le somme su altri dodici mesi di cinema. Nel 2017 si è parlato di horror come non si faceva da tempo, grazie ai sorprendenti (o meno) risultati di affluenza e box office. Si è parlato di rinascita, di rivincita, di morte e resurrezione. Ci piacerebbe poter associare l’horror alle creature del mai troppo compianto George A. Romero, scomparso lo scorso luglio, ma il cinema di genere non è uno zombie, non è mai morto. Ha soltanto cambiato aspetto.

Dal punto di vista economico il 2017 è stato incredibile. Nella top five del botteghino mondiale troviamo tutti incassi superiori ai 100 milioni, rimanendo comunque sopra i 20 fino alla fine della top ten. La fa da padrone It di Andy Muschietti con 688 milioni di dollari, ma appena sotto torna a battere cassa Annabelle con 305 milioni, seguita dal ritorno di M. Night Shyamalan con Split a 278 milioni e dall’inaspettato successo di Get Out con 253 milioni. Tra i cinque film più remunerativi dell’anno svettano tre produzioni a basso costo targate Blumhouse, ma alcune delle migliori uscite non sono passate dalla sala, prendendo direttamente la strada domestica di Netflix. Dove stiamo andando a parare? Abbiamo tracciato qualche linea per individuare le tendenze in atto, di seguito le nostre considerazioni.

Il caso It: cronaca di una vittoria da record

It 2017

Già dal weekend d’esordio era chiaro che il nuovo adattamento dell’It di Stephen King avrebbe fatto la storia del genere. In tutto il mondo il film ha incassato qualcosa come 688 milioni di dollari, a fronte di 35 milioni investiti nella produzione. È il film horror con la miglior apertura in sala di tutti i tempi, nonostante il divieto di visione per i minori di 18 anni, almeno negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Italia, dove It è uscito con l’assurdo ritardo di quasi un mese, il divieto è stato fissato ai minori di 14 anni, operazione molto sensata visto l’effettivo tasso di orrore presentato dal film. Dalla vetta delle classifiche, It ha riassunto e ha consacrato uno dei più diffusi trend cinematografici del 2017: il citazionismo vintage nel contesto di un (pre) teen drama con poco sangue.

Figli dei Goonies: revival con piccoli brividi

L’It di Andy Muschietti porta sullo schermo un’ottima storia di formazione, forgiata dalle avventure a tinte fosche di un gruppo di amici, nel loro momento di passaggio tra infanzia ed età adulta. Non affonda nella rappresentazione cosmica del Male come nel romanzo di King, ma sceglie di raccontare una storia semplice, di facile digestione, innocuo intrattenimento. La morale c’è, naturalmente, ma è quella riciclata dai suoi predecessori anni ’80, da I Goonies a Stand By Me, dei quali assorbe anche l’ambientazione. Il nuovo It è infatti ambientato nel 1988 e slitta consapevolmente la cronologia del romanzo per partecipare al revival culturale più gettonato degli ultimi anni. La prassi è quella di Stranger Things (in It compare anche uno dei suoi attori, Finn Wolfhard) ed è condivisa da un nutrito numero di horror, anche se con riferimenti pop differenti.

Estetica, metodi di narrazione, forme di personaggio, si arraffa quel che si può dalle più iconiche ere del cinema contemporaneo, horror e non. Gli anni ’80 parlano di avventura e transizione, ma c’è chi ha scelto di immergere le mani negli anni ’90. Auguri per la tua morte riprende senza pudore lo schema rappresentativo della school comedy: la confraternita, le ricche stronze che bullizzano le matricole, la vendetta, gli intrighi sessuali. La sua protagonista è la cattiva redenta alla Mean Girls, che decide anche di combattere il nemico come Sidney Prescott di Scream (a sua volta discendente di Nancy Thompson di Nightmare – Dal profondo della notte). Il reticolo delle citazioni potrebbe andare avanti all’infinito, proprio come il loop temporale di Ricomincio da capo, nominato letteralmente alla fine di Auguri per la tua morte. Non si salvano dalla razzia neanche gli anni 2000, che iniziano a offrire materiale da citazione tanto quanto i classici del secolo scorso. Wish Upon fa proprio il meccanismo delle morti a sorpresa di Final Destination, The Bye Bye Man rende più subdolo Boogyeman, mentre Bedevil si inserisce nel poco fruttuoso filone del digital horror alla Unfriended.

A fare da filo conduttore tra i prodotti horror del 2017, oltre alla tendenza citazionista, è sicuramente il target di riferimento. Tutti i protagonisti dei film sopra citati sono adolescenti o young adult, ancora abbastanza giovani da non aver concluso gli studi. Inoltre, un pubblico generalmente giovane o giovanissimo richiede un quantitativo di violenza esplicita moderata, non troppo sangue, magari qualche jump scare e tanta allusione.

Il potere della mente: l’horror psico-sociologico

Mettiamo un attimo da parte gli adolescenti e i loro problemi scolastici. Due dei grandi exploit del 2017 parlano del lato oscuro della mente, quella malata e quella sadica. Jason Blum e la sua Blumhouse rimettono in carreggiata M. Night Shyamalan, che torna in grande stile con il thriller psicologico Split. Il film di rado scavalca il confine con l’horror, ma centra sicuramente il bersaglio e apre al sequel crossover con Unbreakable. La vera sorpresa del 2017 è Get Out, esordio alla regia per Jordan Peele, attore e sceneggiatore principalmente noto nel settore della commedia televisiva. Come sempre Blum c’ha visto lungo e ha aiutato a confezionare un film ibrido tra commedia paradossale e thriller psicologico, perfettamente inserito nel dibattito odierno sull’appropriazione culturale del retaggio afroamericano in America. Ciliegina sulla torta: il film è stato girato con soli 4.5 milioni di dollari.

A volte ritornano: vecchie e nuove saghe

Nei primi dieci posti al box office non poteva mancare la consueta fetta di sequel/prequel d’ordinanza. L’horror degli ultimi anni pare aver messo un freno allo strumento del remake, ma si mantiene ben attivo sulla longevità delle saghe. Il 2017 vede Annabelle: Creation sul secondo posto del podio d’incassi, confermando il continuo interesse del pubblico per i cicli di nuova generazione, da The Conjouring, a The Purge, passando per Sinister e Ouija. Il loro è ormai un format piuttosto consolidato, ambientato per la maggior parte tra le mura di una casa maledetta, infestata da un passato violento e dal facile rischio di possessione. Funzionano ogni volta, nonostante il rischio di sembrare fatti con lo stampino.

Perdono terreno le saghe storiche, almeno secondo l’affluenza del pubblico in sala. Solo quest’anno sono usciti The Ring 3, Saw Legacy, Amityville: The Awakening e Leatherface, l’unico prequel, ma i numeri parlano di un generale disinteresse per le loro storie, complice anche una diffusa mancanza di mordente qualitativo.

Cosa ci siamo persi?

La distribuzione italiana non sempre riesce a fornirci i film internazionali alla loro uscita in patria. Nel 2017 ne soffriamo particolarmente, con tre pellicole che avrebbero potuto quantomeno dare del filo da torcere ai contendenti per la classifica di incassi. Troviamo ancora la Blumhouse con The Belko Experiment, che da solo regala tutto il sangue non versato dagli horror per adolescenti. Per la sezione sociologica non abbiamo visto It Comes at Night e la sua storia di diffidenza in un’umanità piagata dall’estinzione. Il film è già stato inserito nell’alveo del post-horror, definizione che essenzialmente tenta di dare un tono contemporaneo a quello che può essere senza sforzo definito horror d’autore, come ne esistono da decenni. La Francia e il Belgio ci hanno invece regalato Raw, qualitativamente tra i migliori lavori dell’anno. Finalmente vediamo un horror in contesto universitario che parla di Europa, con una buona dose di cannibalismo che non guasta mai. Chissà che questi tre ottimi film non facciano capolino nella nostra programmazione del 2018, con il medesimo ritardo distributivo che colpì anche il notevole It Follows dello scorso anno.

Horror a domicilio: le uscite di Netflix

Per tutto quello che non riesce a raggiungere le sale cinematografiche c’è un’ancora di salvataggio. La piattaforma di streaming Netflix si è infatti lanciata in una proficua attività di produzione e distribuzione domestica, in cui rientrano anche interessanti titoli horror, magari rimasti inediti in Italia a mesi o anni dall’uscita in patria. Il colosso dell’intrattenimento casalingo ha colto le giuste occasioni per inserirsi in maniera intelligente nel panorama cinematografico horror del 2017, fiutando le principali tendenze del momento e proponendo una comoda alternativa al grande schermo. Per cavalcare l’onda selvaggia del fenomeno Stephen King, Netflix ha prodotto e distribuito gli adattamenti di 1922 e del Gioco di Gerald, mentre è stata placata la sete di anni ’80 con The Babysitter e quella di manga con Death Note. Andando sugli zombie non si sbaglia quasi mai, come dimostra La ragazza che sapeva troppo, fallace solo nella traduzione del titolo originale (The girl with all the gilft), che è finito per diventare omonimo del film di Mario Bava del 1963. La perla del catalogo 2017 è stata comunque XX, antologia di corti horror che vanta tra le registe, tutte donne, la presenza di Annie Clark, meglio nota come St. Vincent.

Cosa ci ricorderemo del 2017?

Abbiamo tastato il polso al cinema horror e l’abbiamo trovato in ottima salute. Sente il peso dell’età, a volete inciampa, a volte si piega alle necessità di un pubblico superficiale, ma sa ancora sorprenderci con balzi di pura agilità, quando gli viene concesso. Del 2017 ricorderemo sicuramente It e il suo impatto. Nonostante tutti i suoi difetti, ha comunque fatto capire che il pubblico vuole film vietati ai minori, vuole violenza, vuole l’horror più che mai. Il cinema per la sala pare ormai destinato a un pubblico sempre più adulto e non è soltanto il comparto horror a dirlo. I più grandi successi di quest’anno hanno restrizioni di pubblico, mostrano contenuti e linguaggio adulto, verace, basti pensare a Logan, Baby Driver, Blade Runner 2049, Alien: Covenant, Mother! o La cura del benessere. Del 2017 dimenticheremo probabilmente i sequel e i titoli acchiappa-adolescenti, ma ci rimarranno le due creature di quel geniaccio di Jason Blum. Per Get Out si parla addirittura di possibile corsa agli Oscar, ci pensate? Del 2017 ci rimarrà anche la voglia di vedere cosa ci proporrà Netflix. Le premesse sono ottime, quindi chissà, potrebbe diventare lo sbocco per produzioni coraggiose.

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