Cross The Streets, 40 anni di street art e writing Amata, odiata, mal compresa, osannata la Street Art è diventata, suo malgrado, uno dei fenomeni più mainstream degli ultimi decenni. Al Macro di Roma una grande esposizione per raccontarla. Dal 7 Maggio al primo Ottobre 2017

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Cross the Street, Obey Shepard, Mural

ROMA  –  Dal 7 Maggio fino al 1° Ottobre 2017 il Macro ospita Cross the Streets”. E’ questo il titolo di una grande mostra che è un po’ anche una piattaforma culturale che getta le basi per una storicizzazione del fenomeno Street Art e Writing”, secondo le note del curatore Paulo Lucas Von Vacano. 

Che piaccia oppure no, la Street Art è ormai riconosciuta quale fenomeno artistico e da oltre quarant’anni rappresenta una delle avanguardie più immediate, fruibili ed influenti dei nostri tempi. Nata come forma di ribellione, la Street Art è un fenomeno di contro cultura divenuta – come spesso accade anche alle avanguardie più sotterranee – mainstream e assurta quindi a forma d’arte. In quanto tale viene acquistata, venduta, talvolta “decontestualizzata”, collocata al di fuori del proprio spazio elettivo che è di fatto la strada.
All’interno dei circuiti museali pare spesso proposta in aperto contrasto con sé stessa e con le sue origini. Nata per stare all’esterno, pianta spontanea della giungla urbana, la Street Art sembra comunque in grado di rivendicare, ovunque collocata, la propria origine pulsante e vitale, con buona pace dei puristi che non le concederebbero altre frontiere che non quelle della strada. In questo senso si colloca la mostra Cross the Streets, che raccorda lungo il suo percorso vari momenti in cui il “dentro” (gli spazi museali) e il “fuori”(la strada) si confrontano, dialogando in modo vivace, in una direzione che va dal museo alla strada e viceversa e con il valore aggiunto di alcune esperienze di Street Art colta dal vivo e nel suo attuarsi.

La mostra sarà ospitata dal 7 maggio all’1 ottobre 2017 al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma e sarà fruibile insieme con una grande rassegna di opere dedicata a tale fenomeno. Nello stesso spazio sono già presenti espressioni di street e urban art ad opera degli artisti  Bros, Ozmo e Sten&Lex.

Il progetto, a monte di tale mostra, nasce da alcuni concetti di Paulo Lucas von Vacano sulla contro cultura Street Art e sulle sue varie declinazioni. Come scrive lo stesso curatore nel catalogo “La strada osserva. La strada governa” per cui “Scegliere la creatività a discapito della criminalità è una posizione che incentiva l’arte, la musica e lo sport. La rivoluzione avviene quando la strada entra nel museo e il museo si trasferisce nella strada”. Aggiungendo poi che “Chi sopravvive alla strada governa il mondo!” 
Forse il mondo non lo governerà ma lo street artist indubbiamente lo osserva da una posizione privilegiata di libertà e autonomia, denunciandone gli aspetti deteriori.

Unica avanguardia a non aver mai reclamato un humus elitario,  la Street Art è forse la sola forma d’arte capace di riunire gioventù, minoranze periferiche, paria della globalizzazione, calamitando al suo interno l’arte urbana in tutte le sue forme – dal Writing, ai Graffiti, al Muralismo. La Street Art ha influenzato profondamente l’immaginario collettivo: non più e solo frutto della protesta giovanile, questa pratica artistica underground è giunta a contaminare tutti i campi, dalla moda alla musica, dal cinema alla fotografia fino alla pubblicità e, più in generale, è diventata ormai di dominio pubblico, cosa auspicabile poiché è nelle intenzioni di tale arte raggiungere quante più persone. La finalità della mostra è quella di indagare, a livello globale, la potenza e l’affabulazione di questa multimedialità, estrapolando da essa sia le linee guida che i pionieri mondiali che le diedero vita, osservando i fenomeni di costume generati dalla Street Art  e, a livello più circostanziato, ripercorrere la storia del graffitismo romano.

All’interno dell’esposizione esiste anche una sezione dal titolo Street Art Stories,  ad  ospitare una selezione di artisti e opere che consentono allo spettatore di avere una panoramica sulla nascita e l’evoluzione del fenomeno in questione.

In entrata siamo salutati dall’installazione site specific di WK Interact, artista franco americano che, con il suo lavoro di 14 metri di ampiezza, ha dato vita a una scena-simbolo della sua ricerca dinamica, proseguiamo poi seguendo un lungo percorso attraverso il quale si snoda la mostra. Accanto ai noti mosaici dell’artista francese Invader, che hanno letteralmente invaso le strade di Roma nel 2010, si può osservare una maxi tela grande più di 10 metri di Shepard Fairey, noto come Obey the Giant, esposta per la prima volta in Europa e accompagnata da oltre trenta pezzi, anch’essi per la prima volta a Roma, in modo da esemplificare il lavoro di uno dei più celebri artisti americani.

Segue poi  Keith Haring Deleted, una testimonianza – ovviamente fotografica – di Stefano Fontebasso De Martino curata da Claudio Crescentini, dove vengono mostrate  una serie di foto presenti nella collezione del MACRO – CRDAV relative all’intervento di Keith Haring sul Palazzo delle Esposizioni (1984), “cancellato” in seguito all’arrivo del Presidente Gorbaciov a Roma. Sempre di Stefano Fontebasso De Martino sono ancora le fotografie, scattate negli anni 1984-86 e provenienti da una collezione privata, di un altro intervento artistico – anch’esso cancellato – sempre di Keith Haring realizzato durante il suo secondo soggiorno romano sui pannelli trasparenti del ponte sul Tevere, dove circola la linea A della metropolitana, in prossimità del tratto Flaminio-Lepanto. Le immagini fotografiche rivestono l’importanza di testimoniare, fissando l’attimo, laddove la conservazione non avrebbe ragion d’essere. La Street Art infatti nasce non per “durare” in termini di manufatto, poiché la Street Art si nutre del gesto e del processo a discapito del prodotto, la cui durata deve necessariamente essere effimera.

Fra gli altri lavori di rilevanza vanno segnalati i site specific. Ad alcuni artisti simbolo del movimento è stata riservata una zona del museo di 5×10 metri, nella quale gli artisti possono esprimere la propria arte fra dripping, installazioni, lettering, stencil, poster e lavori su tela, il tutto realizzato all’interno e per gli spazi del Museo. Fra gli artisti internazionali coinvolti ricordiamo il tedesco Daim, graffiti artist noto per i suoi lavori con tecnica 3D, Chaz Bojourquez, capostipite dello stile del lettering West Coast nonché idolo di tutto il mondo dei tatuaggi ed Evol, famoso per le sue installazioni di paesaggi urbani in miniatura. Fra gli artisti romani ricordiamo Diamond, portatore di un’estetica sospesa fra il liberty e il tatuaggio old school, il maestro dello stencil  per antonomasia ovvero Lucamaleonte e JBRock presente con una collezione di poster direttamente presi dai suoi interventi in strada.

Fra gli altri artisti in mostra si trovano opere di Mike Giant, Sten e Lex, Will Barras, Cope 2, Doze Green e Roa, Swoon, Fafi, Flying Fortress, Koralie, Nick Walker, Miss Van, Hyuro, Jeremy Fish, Microbo, Bo130, Galo, 2501, Mark Jenkins, Moneyless, Giacomo Spazio, Solomostry, Stella Tasca, Agostino Iacurci, Ozmo, Pisa 73, Luca Mamone, il giovanissimo Mosa One (classe 1997) e, per la sezione dedicata al pop surrealism, Ray Caesar, Mark Ryden, Marion Peck, Camille Rose Garcia, Kazuki Takamatsu, Yosuke Ueno fino ad arrivare ai toys di Ron English.

Non manca poi una sezione fotografica incentrata sul fenomeno della Street Photography con opere di Estevan Oriol, Ed Templeton e Boogie.

La sezione Writing a Roma, 1979-2017 ospita invece una ricerca dedicata al legame tra Roma e il Writing che si è delineato già dal dicembre 1979, quando la Galleria La Medusa ospitò per la prima volta una mostra di graffiti organizzata al di fuori degli Stati Uniti. La sezione è curata da Christian Omodeo, fondatore di Le Grand Jeu, agenzia e bookstore di Parigi, specializzata in arte urbana, propone insieme anche  il ritrovamento di un gruppo di opere di Lee Quinones e Fab 5 Freddy, date per disperse, le opere vengono qui esposte per la prima volta.

Middle East Mural apre un percorso espositivo incentrato su diverse generazioni di writers locali che, dagli anni ‘80 fino ad oggi, hanno fatto di Roma una delle capitali del Writing internazionale. In nessun’altra città al mondo le metropolitane e i treni del sistema ferroviario urbano sono stati dipinti con la stessa continuità – per quasi trent’anni! – di quelli di Roma. Tra gli artisti coinvolti, oltre a Lee Quinones e Fab 5 Freddy, vanno citati Napal e Brus, Jon e Koma, Imos, Pax Paloscia, Rebus, il fotografo Valerio Polici e le crews TRV e Why Style.

Un’ulteriore sezione riguarda i “Milestones” ossia gli eventi imprescindibili che hanno contribuito alla costituzione di questo movimento come le mostre dei primi anni 2000 dello Studio 14, l’International Poster Art, il progetto Izastikup, la nascita dell’Outdoor Festival e “Fuck You All”, una mostra del 1998 di Glen Friedman le cui opere vennero raccolte dalla curatrice Rita Luchetti Bartoli.

Il logo di Cross the Streets è stato realizzato da Deep Masito, già fondatore e frontman del gruppo rap underground Colle der Fomento e ora considerato uno tra i più famosi lettering artist.

La mostra comprende anche il progetto di sei eventi collaterali notturni. Dal 14 maggio sarà in programma la Sky Arte Arena, un ciclo di proiezioni dedicate alla street art all’interno dell’auditorium di Odile Decq: dieci appuntamenti realizzati in collaborazione con il canale satellitare Sky Arte HD (canali 120 e 400 di Sky) che presenterà opere come Dismaland – La giostra crudele di Banksy, Graffiti a New York e Ronnie Cutrone – Everything is a cartoon for me. L’ingresso alle proiezioni è gratuito per il pubblico in possesso del biglietto di ingresso alla mostra.

INFO

Per prenotazioni e accesso alla biglietteria clicca qui.

BIO

La mostra Cross the Streets è curata da Paulo von Vacano in collaborazione con Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Regione Lazio. Cross the streets è ideata e prodotta da Drago, in collaborazione con nufactory (promotore e ideatore di Outdoor Festival), progetto ABC della Regione Lazio e con il supporto organizzativo e servizi museali di Zètema Progetto Cultura. La mostra è inoltre patrocinata dal CONI.

La Casa Editrice Drago cura l’omonimo catalogo che documenterà anche tutti gli interventi in mostra con fotografie di Simon d’Exéa.

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